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Il caso Juve: quando l’emotività invade i mercati
Nel momento in cui è in gioco il destino dei nostri soldi più che la razionalità contano le emozioni. Che vanno dal panico all’euforia. Le oscillazioni del titolo dei bianconeri ne sono un perfetto esempio.
Articolo di Vincenzo Imperatore per Lettera43
I mercati hanno reagito male», «Positività del mercato», «Destabilizzazione dei mercati», «Crollo dei mercati». Alzi mano chi non ha mai sentito queste locuzioni almeno una volta nella vita. Le sentiamo ripetere in loop dai principali mezzi d’informazione.
Capiamo che i mercati si muovono e che provano emozioni. Ma perché sono così sensibili e, soprattutto, a cosa sono così sensibili? Ai mercati finanziari, soprattutto quello azionario, molti “presunti” investitori si approcciano in un modo ritenuto quasi infallibile: attraverso l’intelligenza razionale. Alcuni credono che applicando qualche teoria economica-finanziaria, presa da internet o letta in qualche libro mentre si aspetta un treno, possano ascendere come lupi di Wall Street. Fate attenzione! Le teorie possono essere anche giuste, ma occorrono anni di studio per essere davvero preparati in materia e, poi, oltre gli aspetti tecnici c’è di più. L’intelligenza razionale non basta. Ciò che muove davvero i mercati, che tocca la sensibilità, è infatti l’intelligenza emotiva. Se non si riesce a controllare le proprie emozioni non si va da nessuna parte.
Quando dobbiamo decidere il destino dei nostri soldi entrano in gioco le emozioni. Questo è ciò che sanno i mercati ed è per questo che oscillano, che vanno dal panico all’euforia. I mercati stessi sono emotivi, non razionali ed il loro andamento spesso non rispecchia il valore del bene bensì le emozioni che i soggetti coinvolti nel mercato riversano sul bene. Sui mercati non c’è quasi mai coincidenza tra prezzo e il “giusto valore” (fair value), è l’emotività degli investitori a stimolare la domanda e l’offerta del mercato. Quando un mercato è in rialzo può esserci una crescita economica ma può anche rispecchiare una fase di euforia degli investitori. Stessa cosa per il ribasso, può esserci crisi ma anche paura.
SUL TITOLO JUVENTUS L’EUFORIA DEGLI INVESTITORI
Prendete il titolo della Juventus è aumentato nell’ultimo periodo del 30%, mica perché hanno preso davvero Pep Guardiola. No, è aumentato perché la notizia dell’arrivo del catalano porta entusiasmo negli investitori. Il prezzo di un’azione oscilla quando c’è una notizia positiva che coinvolge la società. «La Juve ha in mano Guardiola», il titolo schizza. Ora, facciamo che il prezzo reale di un’azione Juventus vale 1, l’emozione Guardiola porta quel prezzo a 4, oltre il suo effettivo valore. Le notizie, però si sa, si espandano step by step. Arrivano prima a poche persone, quelli vicini all’azienda (insider): «Sai che Andrea ha parlato con Pep?». Il prezzo delle azioni aumenta leggermente per effetto della domanda.
Gli analisti fondamentali, quelli che leggono i bilanci, notano il dato, cercano di individuare il valore effettivo dell’azienda (Guardiola porta con sé sponsor e fatturato), rilevano l’aumento di valore e comprano a mani basse, sicuri dell’affare. Nella city di Londra, ad esempio, il matrimonio tra il tecnico dei Citizens e i bianconeri è dato per fatto (da giorni!). La notizia comincia a diffondersi, il prezzo è sale ancora. A questo punto intervengono gli analisti tecnici, quelli che leggono i grafici e chHe sono più numerosi dei “fondamentalisti” . Il momento è favorevole, decidono di acquistare.
Il ciclo si chiude quando le emozioni abbandonano il titolo
A questo punto il titolo è alle stelle, Guardiola-Juve non è fatta ma il titolo è alle stelle. La notizia è arrivata agli investitori comuni: media, risparmiatori, operatori del settore (banche, consulenti, ecc). È un affare! A questo punto ci entrano tutti, anche chi non aveva mai investito. Questo è il parco buoi in gergo, perché come i buoi tutti vanno nella stessa direzione anche non sapendo la direzione. Inizia il declino, non perché forse sarà Maurizio Sarri il nuovo tecnico ma perché gli insider (i primi investitori) cominciano a uscire, hanno già portato a casa un grande guadagno. Dopodiché disinvestono anche parte degli analisti fondamentali e il prezzo scende ancora. Gli analisti tecnici leggono i grafici, fuori in massa, il prezzo crolla. Restano gli ultimi entrati (gli investitori comuni) che, presi dalla paura, vendono, il titolo sprofonda oltre il suo valore intrinseco. Inizia la fase del panico. Il ciclo si chiude quando le emozioni abbandonano il titolo, che risale lentamente e torna a prezzare il suo valore effettivo.
PER GIOCARE IN BORSA SERVONO CONOSCENZA E FREDDEZZA
Tutto questo per farci tornare alla premessa: spesso chi approccia al mercato solo con le sue belle teorie non riesce a controllare le emozioni, che dominano la ragione. Chi riesce a gestire la propria intelligenza emotiva invece può: tenere a bada l’emozioni, avere controllo delle fasi di rischio, non commettere gli stessi errori. La lezione numero uno per gestire i mercati finanziari è: capire il valore e da dove deriva. Il valore intrinseco dei mercati oscilla per i cicli emotivi degli investitori, ma nel lungo periodo riflette la crescita effettiva di ricchezza globale. E negli ultimi 2000 anni la produzione di ricchezza globale, che rappresenta l’evoluzione della nostra civiltà, cresce anno dopo anno.
Durante gli anni abbiamo assistito a crolli del mercati segnati dalla paura e nelle situazioni estreme perdono solo colori che fuggono intimoriti, che non riescono a tenere nel momento di disagio. La Borsa non è un gioco, non esiste “giocare in Borsa”, non lasciatevi influenzare dalle dicerie popolari, da quell’amico che vi dice di aver fatto un sacco di soldi. Per stare sui mercati, soprattutto azionari, c’è bisogno di conoscenza. Non consapevolezza finanziaria, ma conoscenza, è un livello superiore. Conoscenza e freddezza. Non è per tutti.