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Parliamoci chiaro: il mutuo di Siri è garantito
Articolo di Vincenzo Imperatore per “Il Fatto Quotidiano”
Partiamo da un presupposto, ci servirà da gancio per fare luce su una vicenda diventa sempre più intricata, la vicenda “mutuo Siri”.
Il presupposto è fondamentalmente questo: le banche si tutelano sempre dai rischi, qualunque sia il cliente.
Quando un istituto di credito elargisce un finanziamento si fa, sostanzialmente, tre domande:
1. A chi sto dando i soldi?
2. A cosa servono?
3. Come me li restituisce?
Se è vero che per le prime due domande, le banche, alla ricerca di profitti poco etici, negli ultimi 20 anni si sono spesso otturate il naso, sul terzo quesito, sempre per lo stesso motivo, non derogano assolutamente. Vogliono certezze, garanzie. Il concetto di rischio, insito nell’essenza stessa della concessione creditizia, e’ un paradosso nella gestione delle banche negli ultimi tempi. Vogliono concedere finanziamenti, guadagnarci ma non vogliono rischiare nulla! Le banche si tutelano sempre dai rischi!
Ora torniamo a Siri, per avere chiara la questione e mettere un punto. Armando Siri nelle ultime settimane è stato sulla bocca di tutti per un presunto caso di corruzione.
Ma c’è di più. Lunedì 6 maggio una nuova nuvola fantozziana ha oscurato l’ex sottosegretario del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: la procura di Milano ha aperto un’inchiesta sull’acquisto, da parte dello stesso, di una palazzina a Bresso, provincia di Milano, attraverso un mutuo concesso dalla Banca Agricola Commerciale di San Marino di 585mila euro ritenuti «sospetti». Chi ha stipulato l’atto (il notaio) e l’Aif (l’Agenzia di Informazione finanziaria di San Marino), avevano già segnalato le anomalie di tale operazione, sospetta di riciclaggio di denaro proveniente da operazioni illecite.
Si sono sollevate grosse domande. Interrogativi che evidenziano però una scarsa conoscenza dei meccanismi bancari anche da parte dei media. Le più ricorrenti: “Come è possibile ricevere un mutuo senza garanzie?” e “come può restituire il mutuo uno (Siri) che ha un reddito insufficiente per onorare tale impegno? Come può accedere al mutuo uno che è reduce da un patteggiamento per bancarotta di una società (la Mediaitalia)?”. Hanno provato a rispondere in tutti i modi, anche fantasticando e ricucendo relazioni che da Milano portavano fino in Sicilia.
La verità è che un modo diverso non c’è. Nel mio ultimo libro, Soldi Gratis edito Sperling&Kupfer, ho specificato che in Italia ci si indebita per l’acquisto di una casa sostanzialmente per due motivi:
– per mancanza di disponibilità del denaro necessario: in tal caso per la banca è necessario verificare che il rapporto rata/reddito netto mensile del richiedente non superi il 30-35%.
In altri termini la rata non deve essere superiore al 33% del reddito mensile già depurato degli impegni in essere, cioè delle rate di altri finanziamenti. Se avete un reddito che non consente di garantire il rispetto di questo rapporto, evitate di essere delusi. Non entrate proprio in banca;
– per motivi “fiscali” al fine di dimostrare un indebitamento: in altri termini chi ha i suoi risparmi depositati in banca e probabilmente paga molte tasse, attraverso una operazione di mutuo, tenta di presentare al fisco una posizione non proprio felice facendo vedere che la casa viene acquistata facendo un debito. In tal caso quella percentuale (30-35%) può anche essere superata in ragione dell’entità dei risparmi accumulati e depositati in banca.
E allora come mai poi Siri ha ottenuto quel finanziamento? Posta la presunzione di innocenza del ex sottosegretario, visto che al momento l’inchiesta della Procura di Milano è senza ipotesi di reato né indagati, facciamo i semplici, perché i ragionamenti semplici, spesso, sono quelli più efficaci. Siri, semplicemente, le garanzie le aveva, dirette o indirette. Non quelle formali (pegno, ipoteca, fideiussione, ecc…) ma quelle sostanziali.
In banca tutte le operazioni che riguardano le persone esposte politicamente passano attraverso il placet, o meno, del top management, dirigenti che, in linea di massima, dovrebbero sapere il fatto loro, anzi, lo sanno molto bene e il fatto loro continuano a saperlo anche se la persona che ha effettuato la richiesta di un mutuo è amica di un interno, possa essere questo interno anche il numero 2 della banca. Quindi, chiunque sia stato a permettere il finanziamento ha cercato di capire se ci fosse qualcosa che spingesse a rifiutarlo: reddito, patrimonio, liquidità.
Metterei la mano sul fuoco che nulla di tutto ciò potrebbe essere provato.
Una garanzia sostanziale di restituzione del finanziamento per concedere quei soldi è improbabile che sia mancata. Io stesso se fossi stato in quel contesto (e lo sono stato), l’avrei concesso. Così, infatti, il fido in questione è stato ottenuto e approvato dalla banca. Una banca dove, sempre probabilmente e facendo i semplici, Siri potrebbe aver avuto un conto e su questo conto potrebbe aver depositato dei soldi. Semplici risparmi che garantiscono non formalmente ma sostanzialmente il finanziamento. Nel gergo bancario si chiamano depositi “collaterali”. Stanno lì, nessuno li può toccare ma formalmente non sono a garanzia (pegno) del finanziamento. Nel malaugurato caso in cui dovessero servire… tutto semplice.
Non solo, anzi in più, se fossero vere le ipotesi di Report che parlano di relazioni ambigue tra Siri, Pini (ex senatore leghista con buoni rapporti con il vicepresidente della banca sanmarinese Rossini) e Giorgetti (sottosegretario alla vicepresidenza del Consiglio, nonché socio di Pini, che ha assunto come consulente Federico Arata figlio di Paolo) si potrebbe pensare addirittura che i soldi a garanzia (non formale) del prestito fossero tanti e non necessariamente sul conto dell’imputato. Una garanzia (non formale) indiretta per intenderci. A San Marino, tra l’altro.
Non possiamo saperlo e non possiamo provarlo se non con la semplice esperienza di 25 anni in quel mondo. Di fatto, facendo i semplici tutto torna.