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Il web: veleno per le banche di Vincenzo Imperatore
Articolo di Vincenzo Imperatore per “Il Roma”
Veleno per le banche: attenzione al web! Potrebbe essere più dannoso degli npl.
“Come si può fare la guerra alle banche? Come può un topolino contrastare un elefante? Con quale armi?” Criticandole! Analizzandone le malefatte ( ma anche le best practice) tutti insieme, tutti i topolini contro l’elefante. Denunciandole utilizzando l’unica arma a nostra disposizione: il web, veleno per le banche. Dal punto di vista legale, criticare una banca giustamente, anche in modo forte e piccato (restando sempre nei limiti della decenza), via siti web, via social o blog è possibile, è lecito.
Il web ci insegna che, nelle situazioni difficili, senza perdere l’entusiasmo possiamo canalizzare il nostro senso di rivalsa in opere costruttive con fantasia e determinazione, ricavandone veleno per le banche, qualcosa che possa destarle davvero. Veleno da somministrare, quando il caso lo richiede, a piccole dosi ovunque. Perché la tecnologia ci permette di trovare strade e luoghi nuovi in cui portare la nostra denuncia e perché gli eserciti di anticorpi degli istituti di credito sono obsoleti e a questo veleno sembrano non poter rispondere. Le grosse e pesanti banche sistemiche non possono contrastare l’intruglio di critiche che inonda i principali motori di ricerca e i social network. Per prepararlo, però, bisogna essere preparati a propria volta. Allora vi dico di più: il web non solo ci offre gli ingredienti per preparare il veleno, ci dice anche come prepararlo, quando e dove servirlo. Se la nostra opinione deve far male, deve avere un certo spessore, avere sostanza. In questo caso a rafforzarci, a fornirci la conoscenza atta ad affrontare una simile campagna offensiva troviamo la piattaforma Top Manager Reputation, nata nel 2013 in partnership con Affari&Finanza de La Repubblica che ne presenta mensilmente i risultati. Vi spiego, “l’Osservatorio permanente Top 100 Manager analizza mensilmente l’andamento della Web Reputation delle figure apicali delle più importanti aziende del panorama nazionale”, tra cui le banche. Per ciascun Top Manager in classifica è presente un breve profilo e un indicatore reputazionale, aggiornato mensilmente. In pratica tutti i segnali (articoli, video, immagini, social) che arrivano dal web si sommano e restituiscono un’immagine, della figura ricercata, spesso in contrasto da quella presentataci dai media tradizionali. Parliamo di punteggi che costituiscono la percezione reale dei manager in questione e degli effetti concreti scatenati dalle strade sulle quali portano le aziende che guidano. Ma attenzione, la metodologia che porta alla definizione dello score è ben definita e multilivello, affidando ai segnali proveniente dal web diversi pesi reputazionali e mediando tra la reputazione istantanea e quella storica. Parliamo di parametri attendibili e indicativi. Basta digitare nome e cognome del dirigente ricercato per avere una stima e uno storico del suo operato, uno score aggiornata della sua “notorietà”. Se cercate, ad oggi, gli ad che hanno portato al default di Carige, Mps, ecc…. vi accorgerete della loro attuale (scarsa) posizione in classifica e di un grafico mensile e annuale che presenta flessioni a ridosso dei momenti più bui delle loro aziende. In pratica abbiamo gli strumenti per conoscere le inefficienze, per Confucio avremmo vinto mezza battaglia. Che non sia l’inizio di una nuova era? Che la rete e la tecnologia non possano sovvertire i rapporti di forza tra clienti vessati e le banche mangiafuoco? È arrivato il momento di rispondere agli abusi bancari, di aver paura ma farlo lo stesso perché, probabilmente, per la prima volta nella storia la casta è perforabile dalle nuove armi messe a nostra disposizione dall’evoluzione.
L’unica cosa peggiore della cattiva salute, in cui quel mondo già versa, è la cattiva fama. Avvelenare la reputazione apparente delle banche e far prevalere una reputazione reale potrebbe cambiare davvero le cose in maniera radicale.