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Rischi che corrono i risparmiatori italiani questo autunno
Potrebbero arrivare brutte sorprese per chi ha in portafoglio, anche sotto forma di risparmio gestito, titoli del debito pubblico italiano e/o delle banche italiane.
Articolo a cura di Vincenzo Imperatore
Risparmiatori italiani, preparate gli ombrelli. Perché l’autunno potrebbe riservare brutte sorprese per chi ha in portafoglio, anche sotto forma di risparmio gestito (fondi, gestioni, hedge, etf, fiduciarie, ecc), titoli del debito pubblico italiano e/o delle banche italiane (che sono i principali acquirenti di bot, btp e cct). Il pericolo di un declassamento del rating sul nostro Paese è molto probabile per vari motivi. Innanzitutto l’Italia perderà San Mario Draghi. Il governatore della Bce ha già programmato la graduale riduzione delle misure di Quantitative easing che sostanzialmente, in questi anni, ha sostenuto la domanda di titoli di stato che, in tal modo, dovrebbe essere quindi maggiormente supportata dalle banche. Ma, come abbiamo già ribadito su queste colonne, quella tra le banche private e lo Stato è stata finora una relazione incestuosa e pericolosa (soprattutto per noi correntisti). Con il finanziamento del debito pubblico sappiamo infatti che le banche forniscono una “stampella” allo Stato. Così facendo, i governi hanno finanziato il proprio debito – anche se non gratuitamente, certo – e le banche, acquistando titoli a “rischio e rendimento zero”, attraverso indici edulcorati all’uopo, hanno raggiunto gli obiettivi di solidità patrimoniale richiesti dalla vigilanza anche a costo di impoverire maggiormente il loro bilancio.
LA SCARSA FORZA DEL MINISTRO TRIA
Ma mi chiedo: come mai così tanta generosa “accoglienza” delle banche nei confronti dello Stato? Il mio dubbio è che, lungi dall’essere paladine di una causa sociale o morale, le banche siano state finora più prosaicamente interessate, per convenienza e per opportunismo, a tenere una poltrona riservata nel salotto buono delle lobby. Patti chiari, amicizia lunga: la banca compra i titoli di Stato e in cambio lo Stato, cioè anche Bce, Banca d’Italia, Consob e commissioni parlamentari, non rompe le scatole sugli affari meno nobili, chiamiamoli così, dell’istituto. Ma il mandato di Draghi sta per scadere e il governatore della Bce si guarderà bene dal fare mosse sospettabili di essere favori al suo Paese d’origine, soprattutto nel momento in cui finirebbero per sostenere un governo così apertamente ostile alle regole Ue. A ciò si aggiunga la limitata forza, anche perché scarsamente sostenuto da un governo tralaltro poco attraente a Bruxelles, della moral suasion del ministro Giovanni Tria che potrebbe addirittura dimettersi. E soprattutto la bomba Paolo Savona, ancora inesplosa, con la sua manovra da 50 miliardi che, in caso di deflagrazione, sancirà il definitivo distacco del Paese dalla Commissione Ue. E lo spread salirà. Mettetevi liquidi e buone vacanze.