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Servono competenze contro la malafinanza: governo, batti un colpo
Articolo a cura di Vincenzo Imperatore
Urge una legge per imporre nei cda delle banche un buon mix di professionalità. E rivoluzionare il concetto italiano di “raccomandazione”. I giallo-verdi dopo le promesse riusciranno a fare qualcosa?
Occorrono competenze per combattere la malafinanza. Occorrono persone competenti fresche, nuove, che non hanno avuto un passato in quel mondo determinandone gli sconquassi (o quantomeno accettandoli passivamente) che ormai tutti conoscono. Occorrono persone competenti che conoscano bene quel sistema, molto bravo a fare networking con il potere politico costringendolo spesso a una sudditanza psicologica talvolta dettata da collusione e spesso influenzata dalla forza del denaro.
PERSONE CHE SE NE INTENDONO. La prima barriera seria è quella dei requisiti di professionalità: persone che se ne intendono. Perché dall’altro lato non ci sono ex venditori di bibite allo stadio. L’Autorità bancaria europea (Eba), per essere chiari, sta andando verso il criterio che imporrà a tutti gli amministratori di banca di essere esperti di finanza: professori universitari, consulenti aziendali, avvocati. Peccato però che in certi casi questi ultimi siano anche quelli che hanno maggiori abilità e chance per potere ingarbugliare meglio la finanza.
Sarebbe auspicabile, in tal senso e sempreché ci siano le competenze per farlo, intervenire legislativamente per imporre nei consigli di amministrazione delle banche un buon mix di professionalità e competenze, tra cui, perché no, quelle ambientali, o quelle sulla responsabilità sociale dell’impresa, competenze sociali, eccetera.
ASSORTIMENTO DI ESPERIENZE. Non perché il singolo consigliere possa influire sulle decisioni della banca, ma perché, nella logica della vigilanza, il consiglio di amministrazione agisce con il voto collegiale e per questo, nel rispetto della pluralità dell’informazione e delle competenze, è meglio un drappello di consiglieri con un ricco assortimento di esperienze e professionalità anziché un piccolo esercito di 10 avvocati.
Il secondo limite riguarda l’onorabilità professionale dei tecnici della squadra governativa finora valutata solo attraverso il certificato dei carichi pendenti. Un passo in più rispetto al casellario giudiziale si deve fare. Una buona reputazione può essere sicuramente evidenziata dal curriculum o da soggetti terzi, ma bisogna saper leggere e interpretare il curriculum e occorre saper gestire la segnalazione (o raccomandazione).
NOI APPIATTIAMO VERSO IL BASSO. Nel primo caso ribadisco che in Italia ci sono banchieri (anche se pochi) virtuosi, onesti, efficienti e soprattutto etici. Li ho scovati girando l’Italia e ne ho descritto le competenze e i risultati nel mio ultimo libro Sacco Bancario. Purtroppo in Italia sappiamo come funzionano certe cose. Si preferisce appiattire tutto verso il basso. I bravi e i competenti vanno allontanati, marginalizzati, esclusi perché alterano, “sovvertono” il sistema. Che ha le sue regole inamovibili.
BISOGNA VALUTARE IL PASSATO. Un simile atteggiamento, purtroppo assai diffuso sul piano culturale, sociale ed economico, non è però a somma zero. Anzi. Per esempio forse servirebbe valutare se questa persona ha manifestato in passato attitudini che la rendano degna del compito, se ha esperienze nel non profit, o se è riconosciuta positivamente in una cerchia territoriale, dai suoi conoscenti.
Viviamo in un mondo in cui si prendono per buone referenze di un hotel o di una trattoria pubblicate dalla collettività su TripAdvisor, non vedo perché ora non si possano ascoltare dalla collettività anche le referenze – in senso positivo – su una persona in particolare. Eppure le due forze di governo sono abituate a indagini tramite social e piattaforme web…
QUANTO POTERE, L’INTERCESSIONE. Il secondo aspetto, però, si fa sentire ancora prima. È il potere della raccomandazione, quella pratica riconosciuta anche dal dizionario Treccani come «intercessione in favore di una persona, soprattutto al fine di ottenerle ciò che le sarebbe difficile conseguire con i mezzi e i meriti propri o per le vie ordinarie».
È uno dei mali principali che nel nostro Paese ha definitivamente bloccato l’ascensore professionale (oltre che quello sociale). Anche perché la raccomandazione viene utilizzata in maniera distorta. La raccomandazione nelle società meritocratiche (soprattutto anglosassoni) è una pratica seria e serve ad accelerare il processo di valorizzazione del merito e a misurare la civiltà di un popolo.
LETTERE IMPORTANTI PER UN GIOVANE. Quando un giovane, per esempio, fa domanda per essere ammesso all’università, gli vengono chieste delle lettere di raccomandazione da parte di persone che lo conoscono bene. Queste lettere costituiscono un elemento importante per la selezione e vengono prese sul serio sia da chi le scrive, sia da chi le legge.
In Italia, invece, la raccomandazione si fa per accelerare il processo di inserimento (e di affermazione) nel mondo del lavoro (e della politica) dei coglioni. Espressione colorita, ma densa, tra l’altro utilizzata anche in letteratura (da Giacomo Leopardi, per esempio, nel 1821, nella lettera al giornalista Pietro Brighenti) per identificare gli incompetenti, gli inefficienti, gli stupidi: «Amami, caro Brighenti, e ridiamo insieme alle spalle di questi coglioni che possiedono l’orbe terraqueo».
CAMPAGNA ELETTORALE GIÀ DIMENTICATA? Ora è il momento delle scelte degli uomini per capire se davvero si vuole osteggiare la malafinanza e perseguire gli obiettivi “venduti” in campagna elettorale e, sembra, già dimenticati o semplicemente accennati nel contratto di governo e nel discorso programmatico al parlamento del premier Giuseppe Conte. Noi siamo qui fiduciosi.