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Il conto deposito : ritorno alla semplicità
Articolo a cura di Vincenzo Imperatore su “Il Roma”
Sarebbe possibile, per le banche e gli intermediari creditizi in genere, offrire prodotti “semplici” tali da tutelare il risparmiatore nel momento in cui i rendimenti reali (al netto dell’inflazione) degli investimenti in titoli di Stato e obbligazioni sono addirittura negativi e i mercati azionari, tra rally al rialzo e giornate di forti ribassi, sembrano muoversi senza criterio? La domanda (retorica) nasce da una considerazione sul solito processo commerciale tuttora applicato sistematicamente dal nostro sistema bancario e che si basa sull’assioma: «O sottoscrive i nostri prodotti oppure i suoi soldi non ci interessano!». Quali sono questi prodotti? Come abbiamo visto in questa rubrica, per esempio obbligazioni che le banche sono libere di non rimborsare se si trovano in difficoltà. Un altro prodotto proposto in maniera ossessiva sono i fondi comuni di investimento, in cui l’unica certezza è il guadagno del collocatore e non sempre è dato sapere dove i nostri soldi vengono investiti. Infine le polizze assicurative che non sempre garantiscono il capitale versato, spesso decurtato da copiose commissioni iniziali, per cui possono occorrere diversi anni prima di recuperarlo. Una delle ragioni di questo comportamento è che la situazione di tassi a zero ha ridotto il loro margine di guadagno, dato dalla differenza tra quelli applicati sui depositi e quelli sui finanziamenti. La tendenza infatti è quella di proporre investimenti sempre più complessi, dove il meccanismo di remunerazione è legato a scommesse sull’andamento di indici, valute e panieri di titoli con l’obiettivo di confondere il più possibile il cliente e nascondere i costi.
Non sempre le banche propongono volentieri il conto deposito perché poco remunerativo (per loro) in periodi di bassi tassi di mercato
Ci sono delle alternative per difenderci dalle perdite del potere di acquisto del danaro? Il conto deposito, per esempio, è uno strumento semplice, che può avere durata breve (anche pochi mesi), a basso rischio e non è soggetto a fluttuazioni di prezzo di mercato. Vengono stabilite in anticipo durata e remunerazione.
Fondamentale è la valutazione del rischio di solvibilità della banca. Fino a 100 mila euro per intestatario e per istituto il deposito è garantito oltre che dalla banca anche dal Fondo interbancario di tutela dei depositi e nella gerarchia del bail-in non può venire intaccato. Anche guardando alle migliori offerte, su conti vincolati, raramente si supera il 2% lordo cui va poi detratta l’aliquota finanziaria del 26%, che riduce il rendimento netto spesso circa all’1%. Il tasso di inflazione attuale nel nostro Paese (marzo 2018) oscilla intorno allo 0,8%.
È uno strumento che non sempre le banche propongono volentieri perché poco remunerativo (per loro) in periodi di bassi tassi di mercato. La possibilità di apertura online e l’assenza (di solito) di costi sono altri vantaggi da tenere presenti. Ma anche in questo caso chi non ha dimestichezza con il web può ricorrere all’aiuto di consulenti finanziari indipendenti, non in conflitto d’interessi, in grado di consigliare il risparmiatore al meglio e con una panoramica completa sul mercato.