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Bper contro il gioco d’azzardo, quando le best practice si fanno
La Banca popolare dell’Emilia Romagna sul tema è impegnata in prima fila da anni. Rinunciando a cospicui ricavi in nome della finanza etica. Esempio virtuoso in un Paese che ha ancora molta strada da percorrere.
Articolo di Vincenzo Imperatore su Lettera43
Perché, dopo le disastrose notizie degli ultimi giorni sulle carenze degli organi di vigilanza nessuno ha pensato di fare informazione in merito a un caso di finanza etica? E dire che quella delle best practice, di come realizzarle e diffonderle, è una materia che si insegna nelle università, nei corsi anche più elementari che, presumo, qualsiasi studente che ha in mente di lavorare nel sistema bancario può frequentare. La verità è che di questi argomenti, nel sistema bancario, ci si riempie solo la bocca. Di proposte concrete poi ne arrivano poche.
INIZIATIVA “FATE IL NOSTRO GIOCO”. Una di queste, già relativa a quattro anni fa e ancora in piedi, mi ritorna in mente quando, leggendo i giornali, scopro che dal 16 ottobre al 14 novembre 2017 alla Fabbrica del Vapore di Milano è in programma la mostra interattiva “Fate il nostro gioco”. Durante il percorso i partecipanti, accompagnati da un divulgatore scientifico, acquisiranno familiarità con le leggi matematiche del caso e della probabilità e cercheranno di dare una risposta scientifica alle domande «Conviene giocare d’azzardo? E se come dicono tutti non conviene, allora perché giochiamo?».
TANTI CONTRIBUTI DIETRO L’EVENTO. “Fate il nostro gioco” nasce dall’idea di usare la matematica come strumento di prevenzione dal rischio degli eccessi da gioco. L’obiettivo è quello di svelare le regole, i piccoli segreti e le grandi verità che stanno dietro all’immenso fenomeno del gioco d’azzardo in Italia. La cosa però che mi meraviglia positivamente è il fatto che l’iniziativa sia sostenuta dal contributo di Bper (Banca popolare dell’Emilia Romagna), Gruppo Unipol, Coop Lombardia, Etica Sgr, Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio e Cooperativa Pandora, col patrocino del Comune di Milano.
In particolare mi piace sottolineare come il gruppo Bper già da qualche anno abbia scelto di dare un “segnale educativo” alla lotta contro la ludopatia inibendo le 480 mila carte di credito del gruppo dalle operazioni di pagamento in esercizi o su siti internet classificati nella categoria commerciale “gambling” (gioco d’azzardo), con l’eccezione di alcune decine di carte di credito black, riservate a clienti facoltosi.
NESSUN “GRATTA E VINCI” ALLO SPORTELLO. Non solo: oltre ad aver inibito le carte di credito, Bper ha scelto di non proporre mai allo sportello i “gratta e vinci”, come invece accade negli uffici postali. Una iniziativa lodevole perché queste decisioni pesano sul conto economico della banca. Qui non parliamo solo di costi relativi alla sponsorizzazione dell’evento cui hanno partecipato anche altre istituzioni creditizie. Qui si parla di minori sostanziali ricavi. E non mi si venga a dire che Bper può permettersi questo tipo di iniziativa perché è una banca solida.
LA FIDUCIA SI CONQUISTA SENZA AVIDITÀ. Innanzitutto essere una banca patrimonialmente solida e sicura è un capitale di fiducia che hanno in pochi. E il capitale di fiducia, in una logica di profitto, si conquista senza essere avidi. Questa è la strada per migliorare. Per cambiare registro. Per consentire lo sviluppo di una cultura della domanda di servizi finanziari che non sia “alterata” già in partenza.
I mercati sono diventati altamente competitivi e i clienti imprevedibili, irrazionali, illogici ed estremamente esigenti. Siamo arrivati al punto che, considerato l’elevato numero di concorrenti all’interno del settore bancario, non c’è mai (o quasi mai) una seconda occasione per dare una buona impressione al cliente.
L’ETICA HA A CHE FARE COL «MODO DI PENSARE». Oggi parlare di etica nel settore finanziario ha molto più a che fare con parole come «modo di pensare», «dialogo», «integrità», che non l’aggettivo (etico) inserito nelle ragioni sociali o nelle mission delle banche. Quando ci renderemo conto, invece, che il grado di civiltà di un Paese si misura anche dalla trasparenza e onestà del suo sistema bancario?
IN BANCA I PRODOTTI SI VENDONO SOLAMENTE. Per consentire lo sviluppo di una cultura della domanda di servizi finanziari che «non sia forzata, violentata». Per permettere ai consulenti bancari di vendere ciò che i clienti vogliono effettivamente e non ciò che loro vogliono vendere e che, surrettiziamente, fanno credere essere addirittura «fortemente richiesto» nelle indagini di customer satisfaction. Ma sappiamo bene che in banca i prodotti non si comprano mai. Si vendono solo. Ancora oggi.