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La pensione di scorta di Vincenzo Imperatore
Stiamo affrontando su queste colonne da qualche settimana il tema della gravissima situazione in cui si trova il nostro sistema pensionistico e della necessità del ricorso a forme di previdenza complementare.Oggi cerchiamo di capire quali sono i fattori rilevanti da valutare per una adesione consapevole e proficua.
Cominciamo dal fattore tempo che può essere vissuto dal potenziale aderente talvolta come un ostacolo, tra l’altro come un vantaggio. Infatti mentre da un lato il lavoratore ha la tendenza a non decidere rinviando la scelta (“tanto c’è tempo», il pensiero più diffuso quando si parla di previdenza complementare), dall’altro andrebbe ben considerato che il timing è la variabile più importante.
Aderire da giovani ad un fondo pensione consente di impegnare modeste risorse poco per volta e sfruttare la rivalutazione dei mercati finanziari, ottenendo così importi più rilevanti al termine della propria vita lavorativa. Una altra regola basica da tener presente nella scelta dei piani previdenziali si basa sul concetto che più si è lontani dalla pensione e più è necessario accettare del rischio.
I fondi pensione sono particolarmente adatti alla calmierazione del rischio attraverso un’ attenta diversificazione imposta per legge. A tal proposito l’approccio più corretto è il cosiddetto “Life Cycle”. Si tratta di un modello che rimodula nel tempo le varie componenti di attivo in base all’orizzonte temporale, diminuendo progressivamente la parte azionaria, fino ad arrivare a scadenza con il portafoglio investito al 100% sul mercato monetario.In sintesi il rischio del portafoglio previdenziale andrà diminuito con l’avvicinarsi del momento della percezione della prestazione.
Il risparmio fiscale è un’ altra importante opportunità; lo Stato infatti favorisce l’adesione a programmi di previdenza complementare attraverso la progressiva riduzione della pressione fiscale sulle prestazioni finali. Le aliquote applicate sono inversamente proporzionali agli anni di partecipazione al fondo pensione, passando da un massimo del 15% ad un minimo del 9%. Più anni ci rimani, meno paghi di tasse!
Infine abituiamoci nella finanza previdenziale a ragionare in termini percentuali più che in valori assoluti. Si tratta di un altro elemento di accortezza che salvaguarderà la prestazione finale dagli effetti carsici dovuti all’inflazione. Una pensione di 2.000 euro, oggi prevista per il 2032 e considerata coerente con il proprio stile di vita, potrebbe non avere lo stesso valore reale al momento della erogazione. Una scelta così importante richiede anche un monitoraggio costante che non consiste solo nella rendicontazione annuale (peraltro in molti casi approssimativa), ma soprattutto dell’aiuto di seri professionisti che rappresentino società di provata tradizione in materia, che sappiano avvalersi di società di gestione con respiro internazionale e che tengano conto dei continui mutamenti normativi e finanziari facendo dell‘innovazione anti obsolescenza il loro core-business. Occhio quindi ai bancari che vogliono fare gli assicuratori (cosi come agli assicuratori che vogliono fare i bancari!)