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Breve manuale di buongoverno bancario
Controllare tutti gli aspetti di tipo “etico” per chi guida un istituto non è facile. Ecco alcuni consigli, tra valutazione della onorabilità degli amministratori e vicinanza ai cittadini.
Articolo a cura di Vincenzo Imperatore
Come abbiamo visto la settimana scorsa il principio di autoregolazione del mercato non sta funzionando. Occorre che se ne prenda atto e si studino nuove modalità di controllo che possano in parte ovviare alla situazione attuale. Nel frattempo qualcosa bisogna fare per frenare l’emorragia di danni che il sistema bancario sta procurando. Innanzitutto sarebbe sicuramente utile che le sanzioni e gli interventi avvenissero in maniera più tempestiva ed efficace, magari innalzando le soglie di attenzione sui requisiti minimi rispetto al patrimonio e utilizzando maggiormente altri parametri di controllo come la qualità del credito, la onorabilità degli amministratori e i compensi degli stessi.IL MODELLO DELLA SEC STATUNITENSE. Di cosa ha bisogno il sistema bancario quindi? Della reale indipendenza degli amministratori, scelti non come lista di minoranza artificialmente costruita ma con call “pubbliche”; di un sistema di allerta e di vigilanza più chiaro e meno formale in situazioni critiche; di una vigilanza che sia in grado di non dare autorizzazioni a emissioni di strumenti finanziari in situazioni di criticità aziendali; di sanzioni più pesanti, immediate e certe per le banche e gli amministratori sul modello della Sec statunitense; di mettere in atto obblighi formativi per i consiglieri non solo sui temi tecnico finanziari.LA DISSOLUZIONE DELLA RESPONSABILITÀ. Certo, viene da pensare che i criteri di Ambrogio Lorenzetti forse potrebbero essere in parte recuperati. Il mondo finanziario non è esente da perfidia, frode, avarizia, tirannide e vanagloria e, in merito agli effetti del buono o cattivo governo, si deve decisamente recuperare una responsabilità che pare essersi dissolta a favore del principio di massimizzazione del profitto per azionisti (e dirigenti). Definire cosa si può fare e cosa no in modo chiaro aiuterebbe. E annullare ad esempio la divisione tra banche d’affari e commerciali. Però Lorenzetti in fondo ci dice che ciò che conta è soprattutto il “come” le persone si pongono verso il governo e che tipo di etica pubblica hanno. Le banche oggi sono uno strumento privato ma svolgono una funzione pubblica fondamentale. Quindi l’etica dovrebbe essere parte delle attitudini di un dirigente o consigliere di amministrazione.Molto spesso per fortuna è così, ma quando non succede pare che non sempre ci siano delle vie di uscita e soprattutto le tantissime frodi in campo finanziario dimostrano che, se anche fossero pochi i dirigenti senza scrupoli, di danni ne riescono a fare molti. Come controllare quindi gli aspetti di tipo “etico” che concernono chi governa una banca? Non è affatto facile e non si possono ipotizzare azioni di psico-polizia. La consultazione dell’Eba sui criteri degli esponenti aziendali del 30 gennaio 2017 fa ipotizzare che, così come si va verso un modello regolatorio unico per tutte le banche (one size fit all), allo stesso modo si rischia di arrivare alla monocoltura di esponenti aziendali: tutti avvocati o professori di finanza.L’IMPORTANZA DELLA REPUTAZIONE. Perché non si introduce, ad esempio, l’idea che in un organo collegiale sia utile e positivo avere una varietà di competenze e quindi ammettere anche due tre esponenti con limitata professionalità tecnico finanziaria ma con buona conoscenza di altri settori o di responsabilità di impresa? Perché non introdurre criteri positivi nella valutazione della onorabilità degli amministratori come la reputazione o le esperienze di volontariato e/o filantropiche? Al di là di eventuali scelte di tipo normativo in merito, un’altra modalità pragmaticamente efficace è quella di allargare la conoscenza relazionale dei consiglieri: chi li propone, chi li elegge, le loro storie.UNA FINANZA VICINA AI CITTADINI. Occorre pertanto riportare la finanza più vicina ai cittadini, consentire un controllo dal basso, così come sarebbe utile favorire, per i soci che sono interessati, la conoscenza diretta del modo di operare della banca. Avere una disclosure su quelle che sono le scelte strategiche in materia di operazioni finanziarie, di tesoreria e di credito. L’elezione dei consigli di amministrazione dovrebbe poter avere risultati non scontati in partenza, almeno per consentire l’elezione di consiglieri indipendenti scelti da numeri elevati di soci. Un consiglio con una buona biodiversità sicuramente è maggiormente in grado di garantire un buongoverno dell’azienda attraverso una sana dialettica. Sembrano cose semplici, vero?