By: gestione
La distrazione sociale su UniCredit
La cronaca nera è il cuore dell’informazione mediatica. Il cittadino conosce i dettagli macabri di un omicidio, ma ignora la situazione finanziaria in cui versa la sua banca di fiducia. Perché? L’ignoranza facilita la manipolazione.
Il caso Unicredit è emblematico della strategia di “distrazione sociale” attuata dalla maggior parte dei media asserviti alla lobby finanziaria.
L’unica banca sistemica del nostro paese ha dichiarato (dopo anni di depistaggi e false dichiarazioni) che il suo bilancio si chiude con una perdita di circa 12 miliardi ed occorrono 13 miliardi per ricapitalizzarla! Senza voler essere didascalico ma molto “terra terra” significa semplicisticamente che i costi superano i ricavi di circa 12 miliardi. Perfetto. Quindi per risanarsi si deve rivolgere al mercato attraverso un aumento di capitale.
Giusto per avere una idea di quanto possa essere conveniente diventare proprietario (l’azionista e’ proprietario di una parte dell’azienda) di Unicredit, negli anni delle “vacche grasse”, quando il Roe, indice che misura la redditività dell’azionista, raggiungeva anche il18-19%, Unicredit faceva ricavi per 10,5 miliardi circa nel 2003 e 29,6 miliardi nel 2007! Nel 2015 ha prodotti ricavi per 22,4 miliardi con un Roe del 3,3% circa. Quindi livelli di volumi di vendita ancora elevati (ma sono sani?) ma con una scarsissima redditività per effetto di montagne di costi (personale, logistica, sofferenze, ecc..). Chi investirebbe in una azienda con scarsa redditività e ancora tanti costi (accantonamenti per il contenzioso) da ammortizzare? Chi darebbe un euro di credibilità ad una azienda pur sapendo che, bene che vada, mi porto a casa i, rendimento di un Btp (molto meno rischioso) a 2 anni?
Ma il problema che affrontiamo oggi non è la situazione di una banca praticamente fallita (qualsiasi altra impresa con un deficit del genere sarebbe già stata consegnata al tribunale), ma di come non si dia la giusta rilevanza alla più evidente e pericolosa metastasi del tumore che ha colpito l’intero sistema bancario.
Si fa solo cronaca (o meglio ancora necrologi) ma poca analisi e soprattutto pochissima informazione di servizio.
Alcuni (o la maggior parte ) dei media puntano a conoscere gli individui (mediante sondaggi, studi comportamentali, equazioni statistiche spesso senza che neppure gli utenti siano stati interpellati) più di quanto essi stessi si conoscano, e questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un gran potere sul pubblico, maggiore di quello che lo stesso cittadino esercita su sé stesso.
È una precisa strategia per il controllo sociale: la “distrazione” che consiste nel discostarsi dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi soprattutto dai poteri finanziari, attraverso la tecnica di continue distrazioni e di informazioni irrilevanti. In questo modo si impedisce al cittadino d’interessarsi alle conoscenze essenziali al proprio vivere sociale.
La strategia della distrazione, fondamentale, per le grandi lobby di potere, ha l’obiettivo di mantenere l’attenzione del pubblico concentrata su argomenti poco importanti, così da portare il comune cittadino ad interessarsi a fatti in realtà insignificanti. Per esempio, l’esasperata concentrazione su alcuni fatti di cronaca (Dalle 23 di sera sui nostri canali TV c’è un maestro al riguardo). Oppure rivolgersi al pubblico come se si parlasse ad un bambino. Attraverso i toni infantili si cerca di ingannare il pubblico così come fanno diversi programmi delle trasmissioni generaliste. Il motivo? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni, in base alla suggestionabilità, lei tenderà ad una risposta probabilmente sprovvista di senso critico, come farebbe un bambino di 12 anni appunto.
Puntare sull’aspetto emotivo molto più che sulla riflessione. L’emozione, infatti, spesso manda in tilt la parte razionale dell’individuo, rendendolo più facilmente influenzabile e omologato.
Perché controllare individui omologati é molto più facile che gestire individui pensanti.
E chi consiglierebbe mai agli italiani di sottoscrivere l’aumento di capitale di una banca praticamente decotta e già consegnata in mani francesi?