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Italiani popolo bue della finanza
La commissione Bilancio del Senato boccia la proposta di introdurre l’educazione finanziaria nelle scuole. Perché un consumatore senza cultura è più facilmente aggirabile. Una vergogna per il nostro Paese.
Articolo a cura di Vincenzo Imperatore su Lettera43
Il mio illustre conterraneo Antonio De Curtis, in arte Totò, in una celebre scena tratta dalla trasposizione cinematografica di Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta, intrattiene un suo potenziale cliente che avrebbe voluto scrivere una lettera «a un parente lontano». Il “teatro” di questa ambientazione è una Napoli poverissima e analfabeta appena uscita dalla guerra, dove Don Felice (Totò), sotto i portici del teatro San Carlo, svolge la sua attività di scrivano. I clienti latitano e la fame è tanta. Appena sedutogli davanti Totò gli chiede: «Lei è ignorante?». E il compratore, un contadino per niente scolarizzato: «Sì!». Totò replica complimentandosi: «Bene così. Viva l’ignoranza! Tutti così dovrebberlo essere. E se ha dei figliuoli non li faccia studiare, li faccia sguazzare nell’ignoranza».
NIENTE SOLDI PER L’EMENDAMENTO. Lezione di marketing degna del professor Philip Kotler: senza clienti una impresa fallisce e i clienti acquistano solo ciò che soddisfa i loro bisogni. È chiaro, sebbene paradossale, che se faccio il mestiere dello scrivano i miei clienti devono essere ignoranti per soddisfare il loro bisogno di comunicare con parenti lontani e se quindi mandano i loro figli a scuola, il mio mestiere scomparirà. Sicuramente però in questo esilarante pezzo di commedia farsesca troviamo la risposta alla incredulità prodotta dalla bocciatura, avvenuta per «problemi di coperture» (cioè non ci sono i soldi), da parte della commissione Bilancio del Senato all’emendamento di maggioranza che proponeva di introdurre le misure per l’educazione finanziaria nelle scuole già con il decreto ‘Salva-risparmio’.
PIÙ MEDIOCRITÀ, PIÙ OPPRESSIONE. In altri termini la politica non vuole spendere soldi pubblici per far crescere la cultura finanziaria in Italia. Un Paese in cui il livello di cultura finanziaria dei cittadini è tra i più bassi riscontrati nelle economie avanzate per adulti e studenti e quelle poche iniziative di educazione finanziaria sono caratterizzate da “frammentazione” e da un numero di partecipanti modesto. La strategia più efficace e più redditizia è senza dubbio quella di mantenere il cittadino nell’ignoranza e nella mediocrità. Fare in modo che sia inidoneo a comprendere le metodologie usate per il suo controllo e la sua oppressione. La qualità dell’educazione finanziaria deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori rimanga impossibile da colmare. Meno conoscenza dei problemi reali, meno reattività.
Perché? Chiaro. Se creiamo un popolo educato finanziariamente, le banche non possono più fare i loro sporchi affari a danno di cittadini ignari. La lobby finanziaria induce quindi la classe politica a mantenere nella assoluta ignoranza il consumatore. È una vergogna che il nostro Paese non investa un euro per l’inserimento nei programmi scolastici dell’ora di educazione finanziaria. Nelle nostre scuole abbiamo l’educazione civica, fisica, sessuale, musicale, ma non quella finanziaria.
E LA TIVÙ DI STATO COSA FA? È una vergogna che la tivù di Stato, un servizio pubblico, non abbia mai pensato di fare programmi divulgativi di cultura finanziaria basica così come, negli Anni 60, promosse l’alfabetizzazione degli italiani attraverso il famoso Non è mai troppo tardi condotto dal prof. Alberto Manzi. È una vergogna che l’educazione finanziaria sia affidata alla sola informazione fornita da consulenti assoldati per essere poco trasparenti e non etici oppure a professionisti “in conflitto di interessi” e tuttologi.
È una vergogna che nel nostro Paese non ci sia un editore che abbia voglia di proporre una collana a fascicoli per un corso di competenze finanziarie. Nelle edicole trovi il corso a fascicoli di “taglio e cucito”, quello per costruire il modello del Titanic, per imparare la lingua islandese, ma nulla che possa contribuire allo sviluppo delle competenze finanziarie.
VENDUTI PRODOTTI “SPECIALIZZATI”. È una vergogna perché poi non riesci a capire come mai nel Paese più “maleducato” dal punto di vista finanziario si siano poi venduti miliardi di euro di obbligazioni subordinate e strutturate nonché di strumenti “derivati”, prodotti che richiedono una elevata specializzazione e competenza da parte dell’acquirente.
PROFILI DI RISCHIO MANIPOLATI. Una equazione non risolta per un semplice motivo: la manipolazione subdola dei profili di rischio dei risparmiatori. Ma qui si ritorna alle origini e al mio primo articolo perLettera43.it datato 19 dicembre 2014. Nulla è cambiato.