By: gestione
L’online banking rivela il masochismo degli istituti
Poca informazione (come al solito) su un dato emerso negli ultimi giorni e che conferma una tendenza di cui spesso abbiamo parlato su queste colonne: gli italiani non hanno fiducia nel sistema bancario. Anche quando lo stesso propone prodotti/servizi convenienti per il cliente.
È il caso del servizio di online banking che si sostanzia nell’utilizzo della rete web per fare operazioni bancarie.
Ebbene, secondo l’Eurostat l’Italia vanta la minore percentuale in termini di utenza dell’online banking.
C’è la Germania con il suo 51%, la Francia con addirittura il 58% di pari passo con il Regno Unito, la Norvegia con un bel 90% pieno ed ecco l’Italia con il suo 28% (che scende al 18% per gli over 55).
VANTAGGI IN TERMINI DI COSTI E TEMPO. Solo un italiano su tre utilizza internet per entrare in contatto con le banche.
Eppure nel nostro Paese l’utilizzo del web in generale non si discosta molto dalla media europea: il 65% dei cittadini europei usa regolarmente internet, in Italia il 58%.
Anche l’esistenza del servizio di online banking è ormai nota alla maggior parte degli italiani.
Chiunque sia entrato in una filiale di una banca negli ultimi 10 anni (nel 2006 gli utilizzatori erano appena il 9% contro una media europea del 21%) si è visto avvicinare da una graziosa hostess che cercava di spiegare i vantaggi del servizio messo a punto dagli istituti finanziari.
Vantaggi che, per gli utenti delle banche, si individuano sostanzialmente in costi più bassi oltre che in risparmio di energie psicofisiche e di tempo.
LA SFIDUCIA HA LA MEGLIO. La sfiducia supera perfino le possibilità concrete di risparmio.
Questo dato è di estrema importanza per il bilancio di una banca, perché è ovvio che gli istituti hanno bisogno di tale migrazione per realizzare quelle sinergie di costo (personale, strutture, filiali) necessarie per poter sostenere i loro conti economici in una situazione di tassi zero che , cosi come confermato da Draghi, durerà ancora a lungo.
E allora, se non ci si muove in tempo a recuperare la stima e il rispetto della clientela, le banche rischiano di dover aggiungere altre voci di costi (non tagliati) con conseguenze simili a quelle vissute dal settore della metallurgia negli ultimi decenni del secolo scorso.
Il recupero della fiducia dei cittadini deve essere un processo profondo, generale e di grande impatto. Senza perdere tempo. Qui non si parla di software, qui si tratta di etica e l’etica la fanno gli uomini.
TUTTO NASCE DALL’ETICA. La crisi attuale è una dolorosa lezione sui pericoli di una cieca adesione al dogmatismo economico-finanziario.
Il vero mondo dei mercati, della finanza (e dei governi) è un mondo in cui degli esseri umani fallibili agiscono sulla base di tendenze molto difficili da interpretare (come dice Soros, in uno stato di «incertezza radicale»), sbagliando spesso clamorosamente.
Esiste però una equazione perfetta nel mondo della finanza: quando i valori e l’etica su cui poggia l’attività di un manager-consulente sono “solidi”, risulta “solida” anche la banca nei suoi fondamentali, ovvero in quei parametri che misurano il suo grado di salute.
Mala tempora currunt.