
Prescrizioni e oblio: la seconda truffa ai risparmiatori (e ora il rischio si ripresenta con Banca Progetto & Co)
14 Aprile
Il tempo è galantuomo, si dice. Ma a volte è solo un complice silenzioso. In questi giorni si sta consumando l’ultima beffa per migliaia di risparmiatori traditi dai crac bancari che si sono manifestati dal 2014: le prescrizioni cominciano a scattare, una dopo l’altra, archiviando non solo i reati, ma anche le speranze. Spariscono così, nella polvere degli archivi giudiziari, le responsabilità per il disastro delle quattro banche liquidate (Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara), per i fallimenti delle popolari venete (Banca Veneto e Popolare di Vicenza), per la lunga scia di perdite e sofferenze legata alla Banca Popolare di Bari e al Monte dei Paschi di Siena. Una ventina di miliardi di euro di risparmi bruciati, oltre 300mila famiglie coinvolte, e nessun colpevole effettivo.
È l’epilogo di una vicenda che doveva rappresentare uno spartiacque nella giustizia economico-finanziaria italiana. Ma invece di produrre precedenti virtuosi, ha generato una sorta di indifferenza sistemica. Per mesi la cronaca ha dato spazio al dolore, alle proteste, alle bare finte portate in piazza con sopra la scritta “risparmio tradito”. Poi, come spesso accade, il silenzio ha inghiottito tutto. Nessuna trasmissione d’approfondimento, nessuna inchiesta giornalistica continuativa, nessuna campagna d’opinione. Anche l’informazione ha scelto – o forse subìto – di voltarsi dall’altra parte. Un silenzio che ha fatto comodo a molti: ai responsabili, agli apparati, perfino a qualche giudice restio a confrontarsi fino in fondo con i poteri coinvolti.
Eppure, già sei anni fa, scrivevo che i risparmiatori non avrebbero ottenuto nulla né dalle azioni giudiziarie collettive né dalle promesse dello Stato. Non era una profezia, ma una semplice analisi delle dinamiche legali ed economiche in gioco. Le class action, per come sono concepite in Italia, sono strumenti deboli e inefficienti. Le norme di ristoro pubblico, d’altro canto, erano piene di condizioni, ostacoli procedurali, tempi incerti. Di fronte a questa realtà, l’unica via percorribile era – ed è tuttora – quella delle cause individuali: percorsi lunghi, certo, ma capaci di riportare ogni storia nella sua specificità, di mostrare a un giudice un volto, una firma, una truffa concreta. E, quindi, di ottenere giustizia.
Negli anni, molti risparmiatori traditi – spesso privi di adeguate conoscenze finanziarie, spesso soli di fronte a un sistema opaco – hanno scelto di intraprendere percorsi individuali di tutela, affrontando con coraggio iter complessi e pieni di ostacoli. In quei casi, quando l’assistenza legale e tecnica è stata costruita con rigore e coerenza, si sono ottenuti risultati concreti: il riconoscimento delle violazioni e, in diversi casi, il recupero di quanto era stato sottratto in modo indebito. Non è stato semplice. Ma quando si riesce a documentare con rigore i fatti, a costruire con chiarezza la narrazione giuridica e a portare avanti con determinazione la causa, il diritto torna a funzionare. Anche se lentamente e a patto di non arrendersi
Intendiamoci: non è una strada per tutti. Richiede pazienza, competenze, una buona dose di fiducia. Ma è l’unica che abbia dimostrato di funzionare. E la sua efficacia non dipende da quanto è potente l’avvocato o influente lo studio legale: dipende dalla capacità di far emergere la verità nei dettagli, nel coraggio ad affrontare controparti con grandi disponibilità di mezzi e risorse, nel rapporto personale cliente-banca, nella ricostruzione della fiducia tradita.
Oggi, mentre le lancette scorrono e si avvicina la fine del tempo utile per fare giustizia, vale la pena ricordarlo: la vera prescrizione non è solo quella che cancella i reati. È quella che cancella la memoria. E che rende, di fatto, normale l’ingiustizia. Lo vediamo anche in questi ultimi mesi, con il caso di Banca Progetto, accusata di concessione abusiva del credito: una banca digitale che, secondo le indagini, avrebbe erogato finanziamenti con modalità discutibili, approfittando della leva del Fondo di Garanzia PMI. Una vicenda che non può essere ignorata come un caso isolato. Qualche mese fa – nella versione aggiornata di “Io so e ho le prove – 10 anni dopo e proprio su queste pagine – ho avanzato il sospetto che certe dinamiche stessero diventando sistema, un modello replicato con leggerezza e senza controllo, a discapito dei piccoli imprenditori e dei contribuenti. Il rischio è che le banche, digitali o meno, non abbiano imparato nulla dalle crisi del passato. O, peggio, che abbiano imparato fin troppo bene come aggirare le regole. E se non lo ricordiamo, se non lo denunciamo, saremo di nuovo complici.