PMI | In arrivo un nuovo credit crunch
6 Marzo 2023
La sommatoria degli eventi potrebbe produrre una miscela esplosiva: un nuovo, l’ennesimo, credit crunch per le imprese. In altri termini una chiusura dei rubinetti, già di per se’ ricchi di calcare da oltre dieci anni, per la erogazione di nuovo credito e con rientro dalle esposizioni rischiose.
Il rischio di una ciclica stretta creditizia è dietro l’angolo. L’ultimo segnale arriva dalla Vigilanza della BCE che, dopo alcune ispezioni nelle banche significant (quelle di maggiori dimensioni direttamente controllate), ha “consigliato”, in via riservata, di rivedere i propri sistemi di rating interni, forse troppo buonisti per il periodo che stiamo vivendo e che dovremo trascorrere. E se è vero che le banche signifcant fanno benchmark, allora l’allarme potrebbe diventare di carattere generale.
Ricordiamo che il rating creditizio è un “giudizio sintetico sulla rischiosità del cliente” ed è la risposta numerica alle seguenti domande:
- Quale è la probabilità che il cliente diventi insolvente nell’arco di un anno (probabilità di default)?
- Se ciò accade, quanta parte del capitale prestato sarà possibile recuperare (perdita attesa)?
Gli accordi interbancari di Basilea stabiliscono di “valutare” le aziende tenendo conto sostanzialmente di tre parametri:
- I “numeri” attuali e prospettici che esprime l’azienda (bilancio e business plan).
- Il cosiddetto “andamentale bancario”, ossia: “Come si comporta l’azienda con le banche? E’ regolare nei pagamenti? Oltrepassa mai il limite di fido? I suoi clienti la pagano regolarmente?”
- Gli aspetti qualitativi, cioè informazioni di natura qualitativa, come qualità della governance, settore di appartenenza, mercato di operatività, previsioni economico-finanziarie di settore. In particolare si tiene conto di fatti pregiudizievoli (pignoramenti; ipoteche legali e giudiziarie; azioni giudiziarie e condanne, anche nei confronti di singoli soci e/o fideiussori), “informazioni di piazza”; rating di legalità, adozione del modello organizzativo ex legge 231/2001.
Sulla base di questi tre parametri, inseriti in un algoritmo, esce fuori un “voto” per l’azienda, il RATING, che, così come a scuola, varia su una scala che va da 1 (il voto migliore) a 10 (il voto peggiore) e che esprime “la probabilità di default”, cioè la probabilità (il rischio) che nei prossimi 3-5 anni l’azienda NON possa più restituire una determinata quantità (perdita attesa) di soldi alla banca!
In considerazione di questi parametri, la BCE stabilisce poi, per ogni singola banca, i requisiti minimi di capitale di vigilanza correlati alla concessione dei crediti. In altri termini, per semplificare, la BCE obbliga le banche a tenere bloccati (ed infruttiferi) una parte dei depositi dei risparmiatori.
E, ecco il secondo segnale, nel corso di questa ultima “revisione”, la BCE ha innalzato per quelle banche i livelli di capitale di cautela.
Se a questi indicatori aggiungiamo la fine delle moratorie (sospensione del pagamento delle rate dei prestiti per il Covid), l’introduzione del calendar provisioning e il progressivo esaurimento della TLTRO (fondi che la BCE ha messo a disposizione delle banche per potenziare l’erogazione di prestiti bancari a favore delle imprese), allora prepariamoci ad un mortale credit crunch per quelle imprese che non riusciranno ad organizzare una corretta e basica gestione finanziaria.
Come abbiamo più volte ripetuto, le banche rappresentano solo il boia di un suicidio assistito.