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Perché lo spread sale? Se io fossi Larry Fink
Vincenzo Imperatore per Il Roma
Articolo di Vincenzo Imperatore per “Il Roma”
Quando il giornalaio sotto casa ti chiede: “Dottò perché’ lo spread sale?”, allora capisci che il problema è serio. Il problema della educazione finanziaria che, nonostante le maratone tv, continua ad evidenziare un limite nella capacità di spiegare aspetti complessi con concetti semplici. Ci proviamo
Lo spread sale perché i mercati finanziari reagiscono di fronte a tanta inesperienza, facilmente giudicabile (anche in base a pregiudizi) addirittura come impreparazione. E mi metto nei panni di un investitore internazionale, ad esempio Larry Fink di Blackrock (la più grande società di investimento al mondo), che dovrebbe decidere se continuare ad acquistare debito pubblico italiano, necessario per pagare le pensioni, i dottori negli ospedali, i vigili del fuoco e gli autisti degli autobus e delle metro che ogni giorno ci rendono (almeno dovrebbero) la vita più agevole.
Innanzitutto rimarrebbe un po’ perplesso se analizzasse le parole di Giancarlo Giorgetti pronunciate durante una delle tante maratone di Mentana. Il deputato della Lega, uno dei più lucidi e preparati oggi in Parlamento, ha dichiarato che il nome di Paolo Savona (poi sostituito da Tria) come ministro dell’Economia è stato proposto dopo che gli era stato chiesto dal duo Salvini/Di Maio “tu chi metteresti al ministero dell’Economia?”.
Bene, se voi foste Larry Fink, prestereste dei soldi a chi sceglie colui che dovrebbe assicurargli la restituzione di quel denaro come si sceglie all’ultimo momento il portiere nelle partite di calcetto tra amici? “Conosci qualcuno che vuole andare in porta? “denota quantomeno una leggerezza nella programmazione della compagine governativa di uno dei primi 10 paesi industrializzati al mondo.
In secondo luogo il solito investitore istituzionale sarebbe alquanto confuso se si soffermasse sulle parole di Alessandro Di Battista espresse durante un talk televisivo. La testa più brillante del M5S, di fronte alla legittima richiesta di un esperto giornalista in merito alle “coperture” degli interventi previsti nel contratto di governo, ha risposto, più o meno, che “ora è opportuno partire con le riforme e poi si vede per le coperture”.
Bene, se voi foste Larry Fink, prestereste dei soldi a chi afferma di volerli poi dare a chi non lavora (reddito di cittadinanza) e soprattutto ancora non sa dove andare a trovare le fonti per restituirgli quel denaro?
Infine, sempre il solito investitore sarebbe sufficientemente scettico se confrontasse il programma elettorale del M5S con i profili poi scelti per la squadra dei ministri. Negli ultimi anni e soprattutto durante tutta la campagna elettorale il M5S ha infatti focalizzato tanta attenzione sui temi della malafinanza proponendo anche un ricambio generazionale del management che aveva provocato quei disastri. Facce nuove, pulite e senza alcun legame con l’establishment consolidato.
Bene. La prima scelta come ministro dell’Economia è caduta sul prof. Savona, dal profilo appunto poco coerente con le dichiarazioni elettorali dei rappresentanti del M5S. Qui non si discutono le skill e la caratura dell’esimio professore. Qui non stiamo ragionando sui rischi derivanti dal (probabile) approccio antieuro dell’illustre economista.
Qui ci stiamo soffermando sul fatto che il prof. Savona non è proprio una “faccia nuova” nel mondo delle banche.
Bene, se voi foste Larry Fink, prestereste dei soldi a chi ha manifestato quantomeno incoerenza tra ciò che si è “venduto” durante la campagna elettorale e quello che invece si sta proponendo una volta ricevuta la fiducia dagli italiani? Avreste fiducia di chi non mantiene la “parola data”?
Ecco perché’ lo spread sale! Perché Larry Fink preferisce a questo punto investire i suoi capitali nel più sicuro debito pubblico tedesco. A meno che lo Stato italiano non paghi almeno il 2,70 % (i 270 punti di spread) di interessi in più rispetto a quanto offre la Germania.