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Le incertezze di UniCredit non devono scandalizzare
Marcia indietro della banca dopo aver annunciato di voler scaricare i tassi negativi sui conti dei clienti con saldi superiori ai 100 mila.
”Articolo a cura di Vincenzo Imperatore”
Unicredit fa marcia indietro. Dopo aver annunciato di scaricare i tassi negativi sui conti dei clienti con saldi superiori ai 100 mila, probabilmente avrà fatto due conti rendendosi consapevole che una tale decisione avrebbe fatto deviare tante masse di raccolta verso la concorrenza. Ed i clienti da sacrificare sull’altare del conto economico sono diventati solo quelli che hanno disponibilità sui conti correnti superiori al milione di euro. Una piccola fetta di clientela che, secondo quanto dichiarato da un portavoce della banca, rappresenta solo l’0,1% della base clienti.
”SE DOVESSI ESAMINARE LA DECISIONE STRATEGICA DI JANE PIERRE MUSTIER DI APPLICARE I TASSI NEGATIVI SUI CONTI DEI CLIENTI FACOLTOSI, POTREI RIBADIRE CHE NON CI VEDO NULLA DI STRANO.”
Una cosa è certa: si naviga a vista, anche in termini di comunicazione istituzionale, per cercare di arrivare prima possibile alla “soluzione finale”. In verità se dovessi esaminare, da analista, la decisione strategica di Jean PierreMustier, ad di Unicredit, di applicare i tassi negativi sui conti dei clienti facoltosi, potrei ribadire, contrariamente a quanto negli ultimi giorni l’opinione pubblica sostiene, che non ci vedo nulla di strano.
SCARICARE I COSTI SULLA CLIENTELA? COSÌ FAN TUTTI
Per comprendere la portata di questa apparente sequenza hegeliana occorre semplificare alcuni concetti di gestione di una azienda bancaria che probabilmente neppure i media hanno afferrato fino in fondo. Seguitemi. Le banche possono accantonare gli eccessi di liquidità (in soldoni, la differenza tra ciò che raccolgono e ciò che prestano) presso la Banca centrale europea (Bce). Molti operatori economico finanziari e associazioni di imprese hanno fortemente criticato la politica dei depositi presso la Bce. Questo perché le banche hanno ottenuto grande liquidità da parte dell’Istituto centrale perché riaprissero i rubinetti del credito a famiglie ed aziende, ma sfortunatamente non è avvenuto quello che ci si aspettava.
”UNICREDIT HA BEN PENSATO DI TRASFERIRE IL COSTO DEI TASSI NEGATIVI ALLE GRANDI IMPRESE O A CERTI GRANDI CLIENTI.”
Per tale motivo, e quindi per incentivare le banche a prestare danaro, i tassi deposito sono virati al negativo. Vale a dire che le banche che scelgono di depositare gli eccessi di liquidità presso la Banca centrale europea riceveranno poi una somma minore di quella iniziale. Tuttavia taluni istituti di credito, tra cui Unicredit, preferiscono anche questa opzione piuttosto che l’impegno verso operazioni più rischiose. Unicredit, che al 30 giugno 2019 aveva 453.019 milioni di euro di depositi della clientela (già in calo del 5,4% rispetto al dato del 31 dicembre 2018), ha ben pensato di trasferire il costo dei tassi negativi alle grandi imprese o a certi grandi clienti, sicuramente consapevole che tale manovra potrebbe comportare una ulteriore riduzione delle masse raccolte.
Né piu né meno di ciò che fa qualsiasi imprenditore quando scarica l’aumento dei prezzi della materia prima sul prezzo del prodotto finito da proporre ai propri clienti. Perché scandalizzarsi? Piuttosto chiediamoci cosa potrebbe esserci dietro una tale confusa decisione strategica, al momento unica nel panorama del nostro sistema bancario e, come abbiamo visto, particolarmente rischiosa. Nulla di più coerente con quanto negli ultimi tempi Mustier ha esplicitamente dichiarato. Basta solo mettere insieme (e non dimenticarsene) i pezzi del puzzle e lo scenario è chiaro.
SENZA L’AUMENTO DEI RICAVI I CATTIVI MANAGER TAGLIANO
Qualsiasi amministratore, non sempre un genio, di azienda ragiona in questi termini. Discorso semplice, quasi banale: ogni banca è come un’azienda, dunque per chiudere in utile il rapporto tra ricavi e costi deve essere positivo. Per essere positivo o i miei ricavi superano i costi, oppure, rendendomi conto che non posso aumentare i ricavi, taglio i costi scaricandoli sui clienti.
”COSTA DI PIù UN EURO DI ”SOFFERENZA” PER UN PRESTITO ANDATO MALE O UN EURO DI RACCOLTA PERSA? SICURAMENTE IL PRIMO!”
L’obsolescenza (manageriale, tecnologica, culturale) che avvolge il sistema bancario fa sì che ci si trovi inevitabilmente di fronte alla seconda opzione. Mancano le capacità di business e manageriali per fare ricavi, dunque si tagliano i costi. In questa situazione Mustier si trova nella condizione di dover necessariamente fare un trade-off economico. Costa di più un euro di “sofferenza” per un prestito andato male o un euro di raccolta persa? Sicuramente il primo!
Arriviamo quindi alla soluzione finale di Mustier: ripulire completamente Unicredit, renderla leggera, e arrivare finalmente a una fusione con un altro gruppo bancario, oggi impossibile. E che probabilmente parla francese. Ad ogni modo, di fronte a queste incertezze (prima 100 mila euro, poi un milione di euro), se fossi un cliente Unicredit con sufficienti disponibilità liquide sul conto corrente, una riflessione la farei.