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Il governo non fa nulla su formazione e meritocrazia
Tra le fanfare elettorali di M5s e Lega potevi cogliere: valorizzeremo i dottorandi, i dottorati, faremo occupare le posizioni più alte. Oggi siamo ancora fermi a quegli slogan. Nulla è cambiato.
Articolo di Vincenzo Imperatore su Lettera43
Partiamo da un semplice presupposto: il cambiamento si fa, non si dice. Come diceva il maestro Yoda in Guerre Stellari «fare o non fare» e questo governo non fa. Non parlo da elettore risentito, deluso, ma da cittadino tradito. Nelle scorse settimane mi scagliavo contro quanto promesso e non tenuto in materia finanziaria, ora allargo il campo. Ci lamentiamo della qualità della pubblica amministrazione nel nostro Paese e pure la soluzione potremmo averla a portata di mano. Voglio parlare dei dottori di ricerca, coloro che rappresentano il piu alto livello di istruzione previsto dall’ordinamento formativo italiano . Il dottorato certifica che il detentore può fare ricerca nel campo di interesse. Il PhD (Philosophiae Doctor) rappresenta invece il piu alto livello di istruzione universitaria a livello mondiale. Bene, tra i programmi e le fanfare elettorali potevi cogliere: valorizzeremo i dottorandi, i dottorati, gli daremo adito di occupare le posizioni più alte. In poche parole: meritocrazia e riconoscimento delle competenze. Ad oggi siamo ancora fermi a quegli slogan. Nulla è cambiato.
DICONO PRIMA L’ITALIA MA NON VALORIZZANO GLI ITALIANI
Nel nostro Paese c’è un paradosso originale: investiamo nei nostri talenti, li coltiviamo e poi li lasciamo andare. Sono le altre nazioni a beneficiare dei nostri cervelli ma questa è una fuga indotta. I ragazzi, anche quelli più grandi, scappano perché qui non si realizzerebbero mai. Non ci vengono sottratti dagli altri, sono costretti a scappare. Ma lo slogan salviniano non suonava «prima l’Italia»? Eppure investiamo milioni (pochi) di euro per favorire la crescita degli altri Paesi. Da consulente finanziario posso dirvi che chi investe cerca un ritorno, il massimo possibile, sempre. Questo per noi non vale, noi formiamo i migliori e non li impieghiamo dove ne avremmo più bisogno: la Pubblica Amministrazione.
La ministra Giulia Bongiorno può fare tutti i proclami che vuole però la realtà resta altra, resta che solo un minor numero di questi “studiosi” trovano, solo talvolta, spazio nella scuola. Non lo dico io, è quello che emerso dall’ultimo tavolo Miur – sindacati. Non sono nemmeno degni di formare i prossimi? Possiamo permetterci di tenerli in subordine? Questo è valorizzarli? Lo sappiamo tutti cosa fanno: svolgono regolarmente attività didattiche alle università, affrontando classi agguerrite di ventenni appena usciti dal liceo. La loro giovane età non influisce minimamente sui risultati, spesso sostituiscono i professori di cattedra, oppure fanno gli assistenti.
PER CRESCERE COME PAESE SERVE PARTIRE DA DOCENTI MOTIVATI
Il Miur, gli va dato merito, sta riconoscendo il loro valore (ecco perché la valorizzazione parte solo dalla scuola) e i dottori di ricerca stanno rispondendo con apprezzamento. Apprezzano ma anche qui il campo va allargato. In un comunicato del Comitato per la valorizzazione del Dottorato e del gruppo Valorizzazione Italiana del Ph.D V.I.Ph.D, gli stessi fanno sapere di non essere soddisfatti di quanto prospettato per un titolo che rappresenta l’eccellenza della formazione nel mondo. È poco, ed è difficile ottenerlo.
Valorizzare i dottori di ricerca vuol dire formare l’Italia
I sindacati, a loro volta, hanno risposto, timidi come un sole di gennaio: «È stata oggetto di discussione la possibilità di consentire l’accesso ai soli fini abilitanti ai percorsi riservati, in subordine rispetto ai precari con 36 mesi di servizio». Cos’è? A chi stanno facendo un favore? Valorizzare i dottori di ricerca vuol dire formare l’Italia, rientrare degli investimenti fatti, non buttare risorse e soldi dalla finestra. Subordine? Nel prospetto di un vero cambiamento, di un rinnovamento della scuola, non possiamo non considerare la qualità che sarebbe apportata all’istruzione italiana da questi aspiranti docenti motivati, desiderosi di opportunità, con gli occhi della tigre e la testa di chi già sa che dovrà lasciare tutto e andare via, formati da esperienze internazionali.
NELLE SOCIETÀ GLOBALIZZATE LA COMPENTEZA È FONDAMENTALE
La competenza è il punto fondamentale, c’è penuria di competenze, e se vogliamo davvero mettere l’Italia e gli italiani prima di tutto e tenere botta alla competitivitàrichiesta in una società globalizzata come quella odierna, quest’esperienze vanno sfruttate. Va premiato il merito. Facciamo qualcosa, ammettiamo (senza subordine!) i dottori di ricerca ai Pas o creiamogli un doppio canale: concorso ordinario più percorso abilitante speciale non selettivo in ingresso e finalizzato all’immissione in ruolo. Valutiamo adeguatamente Borse e Assegni di ricerca post dottorato e le pubblicazioni.
Diamo pari importanza a merito certificato e precariato, immettendo nella scuola provenienze diverse: fornire diversità e conoscenze vuol dire far crescere il sistema formativo italiano in maniera esponenziale. Questo è quello che chiedono e di cui hanno bisogno, di cui abbiamo bisogno. Trentasei mesi di precariato incerto, abbandonare il Paese in futuro, è il massimo che possiamo offrigli? Il cambiamento, quello vero, potrà esserci solo nel momento in cui sotto l’ombra della bandiera tricolore vedremo premiare il merito e non come è accaduto finora con le logiche del sindacato. Questa è una sfida politica si, ma, soprattutto, culturale. I sindacati sono un impedimento, proteggono i loro interessi e basta, mantengono lo status quo e non appoggeranno mai il cambiamento, per timore di essere trascinati nel vortice?