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Finanza, le certezze sono diventate rischi enormi.
”Articolo a cura di Vincenzo Imperatore”
Mi arrendo. Se proprio mi tirate per la giacca e, nonostante un percorso editoriale e giornalistico che dura ormai da sei anni, a ogni evento-incontro mi rifate la stessa domanda, allora faccio uno sforzo e cerco di darvi una risposta coerente con quanto, anche su queste colonne, tento di far passare in termini di consapevolezza finanziaria.
“Ho pochi euro di risparmi, come e dove posso investirli?”: ecco la legittima e per certi aspetti gratificante domanda che mi viene posta sistematicamente. Premesso che tutti quelli che si e mi pongono il quesito hanno “solo pochi euro di risparmio”, locuzione che conferma ironicamente l’italica paura del fisco (manco fossi un agente della guardia di finanza), il risparmiatore italiano, non ancora un investitore, è ancora legato a un modello di comportamento datato e superato.
Allora ricapitoliamo. Negli ultimi dieci anni il mondo della finanza si è modificato radicalmente. Le certezze si sono trasformate in rischi enormi. Strumenti come i titoli di Stato (Bot, Btp, Cct), considerati da sempre sicuri e affidabili, si sono rivelati rischiosi e/o privi di rendimento. Come abbiamo visto, in questo “nuovo mondo” è indispensabile cambiare approccio agli investimenti adeguandosi continuamente e rendendosi conto che non esistono più investimenti privi di rischio (i cosiddetti “pasti gratis”).
E allora, come fare per proteggere i vostri soldi? Quali strumenti usare?
Fermi tutti! Ci risiamo con l’errore di concentrarci subito sugli strumenti. Il problema non è tanto di strumenti, quanto di comportamenti. Proteggere i vostri risparmi, ormai, non dipende più da questo o da quel prodotto, cioè dal titolo cosiddetto “sicuro”, ma da un comportamento che sia corretto e consapevole.
Il prossimo istogramma mette a confronto i rendimenti delle differenti classi di investimento offerte dal mercato (le cosiddette “asset class”, quindi azioni, obbligazioni, immobili, oro eccetera) nei vent’anni che vanno dal 1994 al 2014. Il rendimento medio dell’investitore fai da te in questo ventennio è stato disastroso: 2,5%, di gran lunga inferiore a tutte le altre asset class. Il mancato guadagno è dovuto al cosiddetto “gap comportamentale”, cioè a quel comportamento emotivo secondo cui il risparmiatore entra ed esce continuamente dal mercato e dai vari asset.