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“Decreto liquidità”: Governo e problem solving
Articolo a cura di Vincenzo Imperatore
La soluzione di problemi passa per 8 fasi. Secondo voi in quale ha fallito il Governo?
Questa settimana facciamo, un po’ per scherzo e un po’ come provocazione, un sondaggio con voi sulla (in)efficienza di questo governo nell’affrontare una emergenza e risolvere il “problema” della sopravvivenza delle piccole imprese del nostro paese attraverso il decreto liquidità che, come abbiamo già sostenuto la settimana scorsa, è stato finora un bluff.
Un fallimento che, vi sembrerà strano leggerlo da un mio scritto, non è responsabilità delle banche. La finanza, per quanto diabolica possa essere, è comunque più veloce a rispondere tempestivamente alle esigenze straordinarie dettate dal Coronavirus. I suoi provvedimenti e le sue decisioni, per quanto sbagliati possano essere, non conoscono la burocrazia della politica che permette alle banche di, non è un complimento, continuare a fare le banche.
Ad ogni modo perché tanta inefficienza nella gestione di tale “problema”?
Lo voglio chiedere a voi, cari lettori, attraverso l’analisi di uno degli strumenti basici della gestione manageriale di una organizzazione: il problem solving.
Il problem solving è la più complessa di tutte le funzioni cognitive e consiste nell’abilità di trovare una soluzione a qualsiasi tipo di problema. È un bravo problem solver colui che sa affrontare qualsiasi tipo di situazione e sa risolvere le difficoltà che incontra nel percorso che lo porta alla realizzazione dei propri obiettivi.
Un “problema” può essere definito come una qualsiasi variazione fra ciò che è previsto in uno standard concordato (obiettivo) e ciò che sta accadendo nella realtà (consuntivo).
Ad esempio, il Governo voleva dare un aiuto alle imprese (obiettivo) ed invece finora nessuno ha ricevuto euro (consuntivo).
Il metodo più comunemente utilizzato nel processo di soluzione del “problema” prevede 8 fasi :
- Identificare (capire) il problema. Il 70% degli insuccessi dipendono da questa fase perché non si riesce a focalizzare l’attenzione sul vero “problema”.
- Analizzare il problema. È la fase più lunga e consente di scoprire le CAUSE, le ragioni del problema, capire PERCHÉ si è verificato!!! È la fase in cui si deve cercare di ottenere quante più informazioni possibili
- Generare soluzioni valide. In questa fase scatta la FANTASIA, l’IMMAGINAZIONE! Talvolta, sempre che sia valida, la soluzione potrebbe essere pure quella di NON FARE NULLA !!
- Valutare le alternative attraverso l’analisi costi-benefici. È la fase in cui c’è bisogno dei “tecnici”, degli “esperti” e delle “task forces”
- Scegliere la soluzione giusta. È la fase che fa la DIFFERENZA tra un manager/politico scarso e un manager/politico bravo!!!
- Ottenere l’autorizzazione (dal capo, dal Parlamento, ecc.). È la fase che si tende a evitare quando non si è certi di aver fatto fatto bene le fasi precedenti
- Implementare. Significa AZIONE, REALIZZAZIONE, FARE!!! Occorre curare con attenzione tale fase perché potrebbe inficiare l’intero processo anche qualora quella soluzione sia quella giusta.
- Monitoraggio del piano fino a ottenere il risultato desiderato. È la fase di VERIFICA DELLA SOLUZIONE DEL PROBLEMA. Se nonostante l’implementazione ci accorgiamo che sussiste lo sfasamento tra OBIETTIVO e CONSUNTIVO, allora occorre ripartire dalla fase 1 e magari renderci conto che il problema era un altro.
Secondo voi in quale delle 8 fasi del processo di “problem solving” ha fallito il governo?