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Brignano è cliente della Banca Popolare di Bari
«Io prima facevo lo strozzino, poi ho aperto una banca perché si guadagnava poco»
Non è l’ultima confessione giuntami da una gola profonda, bensì una frase recitata da Enrico Brignano che, nel suo pezzo Per essere credibile in banca i soldi si devono chiedere, si mette sarcasticamente nei panni di un direttore di banca.
Potreste chiedervi cosa c’entra un comico (un grande artista) in un mio editoriale. Ci arrivo per gradi.
Qualche settimana fa, meravigliato dalla meraviglia, vi dicevo “non smettete di sorprendervi”.
Era la truffa dei diamanti a lasciare basiti. Oggi a stupirmi ci pensa la Banca Popolare di Bari, che fa affari come se gestisse una combriccola dedita al gioco delle tre carte, invece che un grosso istituto di credito.
Lasciatemi raccontare.
È delle ultime ore l’inchiesta della Procura di Bari, che accusa di truffa alcuni funzionari e dirigenti della Banca Popolare in questione. Marco Jacobini, presidente del CDA, e Vincenzo De Bustis, AD, avrebbero già ricevuto un avviso di conclusione delle indagini, le quali hanno rilevato un numero indefinito di risparmiatori che hanno visto le proprie azioni, quelle della suddetta banca, svalutarsi.
La prassi è più o meno simile a quanto di già visto, già detto. Il primo passo era spingere i clienti con “artifizi e raggiri ad acquistare prodotti finanziari illiquidi e ad elevata rischiosità”. Successivamente si agiva sulle carte, manipolando i questionari di profilatura del rischio. In pratica si rendeva giustificabile “la collocazione di strumenti finanziari evidentemente inadeguati alle caratteristiche personali della persona offesa”, come si evince dai documenti firmati dal procuratore Roberto Rossi.
Per farla facile, se il Cliente X nel 2010 aveva dichiarato di essere favorevole a investimenti per proteggere il capitale e ricevere flussi di cassa moderati ma costanti e a basso rischio, si interveniva sulle volontà scritte, dello stesso cliente, per renderle compatibili a collocamenti possibili di “forti oscillazioni di valore”.
Ma c’è di più. Stiamo per arrivare a Brignano.
Per chi non fosse del settore, quando compro delle azioni di una banca che non sono quotate, quelle azioni posso rivenderle solo alla stessa banca che organizza un “mercatino” interno.
Questa questione ruota intorno ad azioni comprate (!!!), dai risparmiatori, a 9,53 € e che ora girano a 2,38 € e che sono difficili da vendere.
È tutta qui che starebbe la truffa.
Paradossale, però, non il tranello in sé. Ripeto, ne abbiamo visti tanti siffatti che ci abbiamo fatto il callo. È plausibile sia andata come immagina la procura, come lasciano capire le carte.
Non c’è meraviglia per ciò che avrebbe fatto la Banca, non è altro che un’ennesima prova di un sistema bancario malato e uguale a sé stesso un po’ dappertutto.
La meraviglia nasce da ciò che la banca sta facendo adesso. Volete sapere come corre ai ripari?
Ha annunciato, per tutti coloro che hanno acquistato quelle azioni e che ora, naturalmente, sono delusi, un tetto di 350 milioni per finanziare prestiti personali a tassi vantaggiosi o mutui fino a 40 anni, con polizze vita a carico della banca, per un massimo di 300 mila euro.
Ovvero, io mica ti restituisco i soldi che ti ho fregato, mica ti chiedo scusa per averti truffato o ti restituisco i TUOI di soldi; no, io ti lascio i miei di soldi, in prestito però, così mi paghi pure gli interessi.
“Quanto vuole prelevare Signor Brignano?”
“1000 euro!”
“Ma Signor Brignano, perché deve intaccare il suo capitale. Lei ha un 4,1 su Nasdaq, che uno Swap. Dpw Jones. È chiaro che su base mensile al 0,5% con i tassi d’interessi che vanno oggi, lo capisce da per sé che sul movimento interbancario lei ci perde. Lo dico per lei. Non prenda i suoi soldi, prenda i nostri”.
Vorrei chiedere ad Enrico se è un cliente BPB.
Articolo di Vincenzo Imperatore per “People For Planet”.