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Banche, le parole che non ti hanno detto e non ti diranno
Articolo di Vincenzo Imperatore per “Il Fatto Quotidiano”.
Ogni tanto dobbiamo parlare a noi stessi. Di solito se pensiamo a una persona che parla con se stessa generalmente immaginiamo che sia matta, perché non è un comportamento politically correct, conveniente da mostrare in pubblico. La verità, però, è molto diversa dalla percezione e la realtà è che tutti noi parliamo a noi stessi. Lo facciamo per rassicurarci, per incoraggiarci, per riflettere; qualcuno lo fa a bassa voce mentre altri a voce alta, solitamente quando non ci sono altre persone.
Quando parliamo a noi stessi, è la mente razionale, quella “adulta”, che parla alla mente “bambina”, quella emotiva, come un genitore che insegna al proprio figlio e lo aiuta. E proprio in questo dialogo ci sono parole ed espressioni che è importante evitare, che fanno male, da cui è meglio stare lontani. Ecco, questo è il momento di soffermarvi su alcuni termini, parole, espressioni, che identificano prodotti-strumenti da scansare sempre, anche quando parlando a voi stessi qualche vocina interiore vi vorrebbe condurre tra le braccia di questi inganni o comunque di situazioni troppo complesse anche per gli addetti ai lavori. Quando ascoltate queste parole, fuggite! Parlate a voi stessi ad alta voce e gridate: “vade retro Satana!”.
Può bastare questo appello per consigliare al risparmiatore comune di stare lontano da certe tipologie di investimento che non sono assolutamente adatte e alla portata della maggior parte delle persone, visti i requisiti di competenze necessari e gli elevatissimi rischi connessi alla mancanza di protocolli di sicurezza? Eppure, ripeto, la massa, voi, continua a chiedere se si tratta di investimenti convenienti e sono sempre tanti quelli che ci cascano.
E’ vero che l’etica negli affari va sempre più scomparendo e che a farne le spese sono di fatto i poveri risparmiatori. Ma, come per tutte le generalizzazioni, occorre stare attenti perché non tutti i risparmiatori sono quei poveri stupidi disinformati che si vuole far credere. Se l’etica latita, forse, è anche grazie a queste persone (i risparmiatori) che, sempre alla ricerca dell’affare del secolo, sono talmente ingordi da acquistare prodotti finanziari molto rischiosi (se non palesemente spazzatura) che però promettono rendimenti abnormi. E lo sanno perfettamente. Solo che, spinti dall’ingordigia, si autoconvincono che in fondo il rischio è sostenibile. E quindi comprano. Salvo poi gridare all’inganno se restano spennati.
Il mercato dei prodotti finanziari si comporta esattamente come tutti gli altri mercati: è la domanda che genera l’offerta. Se nessuno si sentisse più furbo degli altri, se nessuno volesse straguadagnare, tempo pochi giorni e questi prodotti sarebbero un lontano ricordo. Se invece la domanda si fa sempre più importante, l’offerta non può che andarle dietro. E allora: chi è etico e chi no? Chi offre l’impossibile perché è quello che il mercato chiede o chi chiede quello (l’impossibile) che poi il mercato gli offre?
Non lo sono entrambe le parti. Come raccontato in Soldi Gratis (Sperling&Kupfer), i truffatori finanziari (non solo bancari) utilizzano termini “poetici”, fantasiose allegorie, figure retoriche originalissime pur di non pronunciare la parola che potrebbe far insospettire anche il più avido dei risparmiatori.Ecco una piccola black list dei termini usati per identificare o mascherare prodotti da cui il risparmiatore tipico italiano (poco colto finanziariamente e molto avido) dovrebbe scappare:
1. le cryptovalute (Bitcoin, Ethereum, Ripple, etc.) spesso presentate come “monete alternative o virtuali”;
2. i diamanti introdotti come “prodotti finanziari” o come “prodotti di investimento” (e non come prodotti gemmologici);
3. i fondi immobiliari offerti con la formula “se non puoi comprarti una villa al mare, almeno compra un pezzettino di quell’immobile in piazza Cordusio”;
4. strumenti derivati (future, option, warrant, certificate) molto spesso presentati come una “assicurazione”.