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4 formule da capire, poi non serve altro
Articolo di Vincenzo Imperatore su Il Roma
State per leggere qualcosa che di certo un illustre professore di finanza non si curerebbe neanche di commentare, magari arricciando il naso disgustato da tanta semplicità. Ma ci provo lo stesso, cosi come fatto con il mio ultimo libro SoldiGratis edito da Sperling&Kupfer
Parlerò di consapevolezza finanziaria, contrapponendola all’educazione finanziaria. Se su una determinata materia siamo in ritardo non possiamo cimentarci a capofitto sui concetti più complessi di essa perché potremmo non cavarne niente. Anzi, l’unico risultato sarebbe quello di demotivarci oltre modo. Per questo stesso motivo, vi ho detto “chi vuole introdurvi nel mondo della finanza, attraverso il proprio linguaggio incomprensibile, lo fa solo dedito ad un’operazione simpatia!”, non vogliono educarvi, ma tenervi così all’oscuro. Chi è ignorante è facilmente manipolabile.
Allo stesso tempo, ponevo, e pongo, una smisurata fiducia nel cammino della consapevolezza, la consapevolezza finanziaria. Se vogliamo avvicinarci a qualcosa dobbiamo andare dal semplice al complesso, spesso possiamo anche fermarci al semplice se il complesso è, diciamolo, troppo complesso come la finanza.
Ho deciso, allora, di accompagnarvi io stesso al semplice in materia di economia. Ho deciso di fornirvi quattro regole macroeconomiche e sarei davvero felice se voi, alla fine dellla lettura dell’articolo, mi dareste il vostro feedback. “Vincenzo è tutto molto chiaro”, “Non abbiamo capito nulla”, qualsiasi cosa mi aiuterebbe a capire, a confermare la tesi che possiamo rimediare, in parte, all’arretramento del Paese sul tema, oppure a cercare ancora altre strade.
Vi dicevo, partiamo da quattro formule.
La prima: R = C + Rs
In questa equazione c’è tutta la vostra capacità decisionale in merito alle problematiche finanziare, o almeno qui dovrebbe essere. Le famiglie ottengono un reddito (R) che in parte viene utilizzato per l’acquisto di beni e servizi, cioè i consumi (C), e in parte accantonato a scopo prudenziale come risparmio (Rs). In pratica quello che guadagniamo (R) lo spendiamo per le nostre esigenze (C) oppure lo risparmiamo (Rs).
Facile no?
Passiamo alla seconda: R < C
Capita spesso che le spese per i consumi sono effettuate prima che il reddito sia disponibile sul proprio conto. In questo caso, il reddito (R) è minore (<) delle spese per i consumi (C). Giusto?
Seguitemi, un lavoratore dipendente incassa lo stipendio il giorno 27 e non riesce ad arrivare a fine mese, nel senso che ad esempio dal giorno 15 ha finito tutti i suoi soldi. Che fa a quel punto, non mangia più ? Non mette piu la benzina nell’auto? No! In tal caso, ricorre alle forme di “credito al consumo”, ovvero quei finanziamenti (tra cui la carta di credito) alle persone fisiche o alle famiglie per sostenere i consumi o rateizzare, rimandare, i pagamenti.
Il credito al consumo serve a questo, non per sostenere investimenti ma per finanziare le spese correnti delle famiglie.
Ci siete?
Andiamo avanti, alla terza: Rs = Af + Ar (I)
Il risparmio (Rs) può avere due destinazioni, a parte il semplice deposito in banca:
Attività finanziarie (Af), se serve all’acquisto di azioni, obbligazioni o altri strumenti finanziari.
Attività reali (Ar), anche conosciute come investimenti (I), se serve all’acquisto di beni durevoli (anche detti a fecondità ripetuta, cioè che possono essere usati a più volte per soddisfare un bisogno) come case, opifici, televisori, auto, macchinari, eccetera.
Ultima regola: I = (Rs-Af) + P
Ok, sono sicuro che avrete capito, se non avete risparmio (Rs) sufficiente per acquistare beni durevoli, allora gli investimenti (I) li potrete effettuare solo tramite prestito bancario (P).
Adesso abbiamo finito. Si tratta di 4 semplici formule. Stampate queste formule su un foglio A3, incorniciatelo e appendetelo alle pareti di casa vostra o del vostro ufficio.
Memorizzatele e guardatele ogni volta che dovete prendere una decisione finanziaria. Non vi servirà altro, o quasi!