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Salvare le venete lo ha confermato: le banche hanno bilanci falsi
Gentiloni e Padoan con Intesa soccorrono BpVi e Veneto Banca. Per soli 5 miliardi? Non proprio: ce ne sono 17 che coprono il rischio di crediti considerati sani ma che sono già “sofferenze”. Svelato il trucco?
Articolo di Vincenzo Imperatore su Lettera43
Cerchiamo di spiegare con parole semplici il contenuto delle dichiarazioni del premier Paolo Gentiloni e del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan alla fine del Consiglio dei ministri che ha praticamente approvato la liquidazione coatta amministrativa (il fallimento degli istituti di credito) di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca con il conseguente passaggio della parte sana delle due venete a Intesa SanPaolo.
RITARDI CHE HANNO AGGRAVATO LA CRISI. Cerchiamo di tradurre quello slang “politichese-banchese” che rappresenta una delle lingue più difficili da capire e interpretare. Due potrebbero essere i destinatari di questa traduzione: quelli che, in male fede, tentano di farci digerire questa scellerata manovra come una vittoria di efficienza e diplomazia semplicemente perché devono giustificare i ritardi con cui hanno aggravato una situazione difficile e pericolosa già da prima della crisi (parole di Gentiloni) e quelli che, in perfetta buona fede, non hanno studiato quella lingua e non hanno capito nulla.
L’ULTIMA OCCASIONE SPRECATA NEL 2016. In sintesi lo Stato italiano aveva la possibilità, circa un anno fa, di ricapitalizzare le due banche con 5 miliardi, diventandone azionista di riferimento. Ma a una condizione, imposta dall’Unione europea: che i privati ci mettessero dentro altri 1,2 miliardi. Siccome privati disponibili a rischiare non se ne sono trovati, bastava che il governo stringesse un po’ di piu la cinghia e mettesse di tasca propria (cioè nostra) quegli 1,2 miliardi. Invece oggi si è preferito fare un investimento a fondo perduto di 5 miliardi per finanziare la bad bank (la banca con i già dichiarati crediti a sofferenze) e consegnare in regalo a Intesa SanPaolo la parte sana della banca.
Ma quelli di Banca Intesa hanno saputo leggere bene i bilanci e hanno ottenuto ulteriori garanzie per cui a interpretare bene le parole del duo Gentiloni-Padoan non sono solo 5 miliardi! Leggiamo bene: Il governo mette a disposizione subito (ripetiamo: subito) 5 miliardi. Fin qui sembra tutto molto semplice perché la copertura era gia stata messa a budget con quei 20 miliardi stanziati nel decreto legge di dicembre 2016. Unica riflessione che mi sovviene riguarda le dimensioni di quel “pozzo senza fine” (20 miliardi) che non ricordo più quante bocche deve assetare (Monte dei Paschi di Siena, BpVi, Veneto Banca… qualcun’altra in arrivo). Ma questo è un altro discorso e lo affronteremo tra qualche mese (per Mps ancora non si è sborsato un euro).
CREDITI IN BONIS CHE FORSE NON LO SONO… L’aspetto che però nessuno ha commentato sono i 17 miliardi complessivi «mobilizzati per la copertura del rischio di una retrocessione di crediti che non risultino in bonis al termine della due diligence (6 miliardi e 300 milioni) e per crediti attualmente in bonis ma ad alto rischio (4 miliardi)». Traduzione: ora diamo 5 miliardi dei contribuenti italiani per salvare il salvabile, ma siccome sappiamo che le due banche hanno considerato sani crediti che sono già di fatto “partite incagliate o sofferenze” e quindi difficilmente esigibili, allora abbiamo dovuto garantire Banca Intesa (chapeau per i suoi analisti e il top management) per altri 12 miliardi circa che dovremo sborsare appena terminata la due diligence.
Un tema che ora inizia a produrre danni reali e che è stato ampiamente affrontato in questa rubrica:
- Npl, stime col trucco: quei conti non tornano;
- Il bluff delle banche che non inganna il mercato;
- Banche, il bilancio inganna: ecco la verità sui crediti.
Però, se non sbaglio, nessuno ha chiesto al premier e al ministro dell’Economia da dove verranno presi gli ulteriori 11 miliardi. E soprattutto: perché questa disparità di trattamento con Mps, che invece verrà ricapitalizzata dallo Stato? È un fatto che alimenta dubbi e sospetti. Ritardi, bugie, mancanza di trasparenza sono modi non corretti di gestire le crisi bancarie.