By: gestione
La diversità bancaria esiste, ma non fa notizia
Tratto da Lettera 43
Esiste una equazione perfetta nel mondo della finanza: quando i valori e l’etica su cui poggia l’attività di un manager-consulente sono solidi, risulta solida anche la banca nei suoi fondamentali, ovvero in quei parametri che misurano il suo grado di salute.
Oggi sarebbe fin troppo facile parlare del consulente bancario spietato e aggressivo, ancorato ai disvalori etici suggeriti dalla casa madre.
Sarebbe come sparare sulla Croce rossa. Ma soprattutto, sebbene il sistema ragioni così nella stragrande maggioranza dei casi, rischieremmo, come in tutte le generalizzazioni, di fare un errore macroscospico.
Perché talvolta esistono mondi “paralleli”, “oasi” di indipendenza intellettiva, casi-studio che devono invece essere raccontati per sottolineare le diversità e soprattutto per creare dei benchmark etici in un settore sostanzialmente marcio.
Io ne ho incontrato uno.
BRAINSTORMING ETICO. Metti che un gruppo ristretto di 4-5 amici, tra l’altro promotori finanziari appartenenti alla stessa rete, esattamente 16 anni fa (eravamo in piena “deregulation”) decidano di riunirsi in una bellissima e suggestiva località salentina (Castro Marina) per fare brainstorming e confrontarsi sul modo di affrontare la professione in maniera etica e responsabile.
Metti che questo nucleo storico riesca a organizzare oggi, dopo 16 edizioni, un meeting a cui partecipano, a rotazione, circa 100 colleghi all’anno scelti sulla base delle sole competenze emotive (skill “castriote”) e senza alcuna dipendenza da fattori gerarchici.
Metti che oggi questa comunità (Castrolab) sia composta da circa 400 persone che si interfacciano professionalmente e personalmente tramite un blog (chiuso), un fortino inviolabile anche dalla stessa azienda di appartenenza al fine di mantenere una serenità di pensiero e una capacità di critica sostanzialmente autonoma (sebbene ci sia comunque un diffuso grado di rispetto e di attaccamento alla banca di appartenenza).
CONFRONTO TRA PARI. Metti che questi 400 consulenti-manager-promotori abbiano masse gestite per circa 4 miliardi (una piccola banca), ma vivano e si confrontino in maniera paritetica senza alcuna distinzione basata su classifiche di vendita, ampiezza del portafoglio gestito e grado gerarchico.
Metti che questa organizzazione completamente destrutturata abbia un regolamento interno “non scritto” di auto-disciplina che non accetta compromessi e dove il dare-ricevere non è assolutamente condizionato dai ruoli all’interno dell’azienda.
Metti che questa comunità utilizzi i miei libri come manuali di formazione e che mi inviti, con coraggio, coerenza e senza pregiudizi, a tenere un percorso di orientamento alla professione nel corso dell’ultimo meeeting.
Metti che tutto sia autofinanziato e senza alcun intervento da parte dell’azienda di appartenenza che tra l’altro non riconosce l’iniziativa.
VALORI NOBILI AL CENTRO. Metti che in ciascuna edizione ogni partecipante presenti lavori di analisi e ricerca di un tale spessore professionale da far invidia ai report dei migliori uffici marketing e pianificazione strategica di istituzioni finanziarie (e forse questo è il motivo per cui Castrolab non viene “riconosciuto” dall’azienda).
Metti che nella palestra di Castrolab ci si alleni non solo a far meglio la professione, ma ad alimentare valori nobili come la solidarietà che si coniuga solo con i verbi dare e fare.
E a tal proposito mi piace ricordare che anche grazie a Castrolab a breve a Formia aprirà un bar italiano gestito da persone affette dalla sindrome di Down.
Castrolab è quindi qualcosa di ‘diverso’, unico, particolare.
Un esercizio di democrazia diretta nel complesso mondo della finanza. Un laboratorio (ma potrebbe anche ssere un’accademia) che riesce a coniugare valori teoricamente antitetici come l’amicizia, la stima, il rispetto, la solidarietà con gli affari che sono identificati oggi come sinonimi di disvalori etici.
CAMBIAMENTO IN ATTO. Ma il messaggio più importante che lancia un’esperienza come Castrolab è la forza della diversità.
I castrioti sono il chiaro segnale di un cambiamento in atto, il manifesto delle avanguardie di un popolo di circa 380 mila bancari italiani (compresi i promotori) che, tranne le eccezioni di poche migliaia di dirigenti ancora invasati, iniziano a trovare il coraggio di manifestare la propria diversità.
Come tutte le avanguardie, questi personaggi rappresentano il reparto che precede il grosso delle truppe, l’unità operativa che sta esplorando il campo di battaglia per aprire il varco a un esercito di soldati scoraggiati, disinteressati, sfiduciati e senza una vision rassicurante sul futuro della professione.
Un’armata composta da vecchi ufficiali, esperti ma inutilizzati, che contano i mesi per arrivare allo scivolo pensionistico e a un riciclaggio in nuove avventure lavorative, e da una nuova leva, inesperta e formata solo alla vendita selvaggia, mal retribuita e senza una formazione qualificata.
QUALCUNO CI CREDE ANCORA. Io ho due figli e sto tentando di capire se l’Italia sia ancora un Paese per loro. E questa nuova professione mi permette di percorrere la penisola da Nord a Sud, ragion per cui mi imbatto anche nella gente che ci crede ancora, che è ancora ottimista nonostante un bruttissimo vento gli spiri contro.
Le persone e le aziende che resistono alla crisi hanno caratteri distintivi standard: sono generose, innovative, rinnegano il passato e il consolidato egocentrismo (malattia diffusa tra i bancari) che talvolta sfocia nella presunzione.
In questo lungo e costante viaggio lungo l’Italia ho raccolto anche storie di persone che si trascinano in una vita infelice, che hanno paura di cambiare qualcosa nella loro esistenza: il timore dell’ignoto è più forte del disagio che provano.
In molti casi, sanno già cosa li renderebbe felici, ma non hanno la forza di andare in quella direzione perché preoccupati delle conseguenze.
A queste persone dico che aver coraggio non significa non aver paura. Significa avere la forza di guardare in faccia la paura e decidere di andare avanti lo stesso. Ma per farlo bisogna riconoscerla.
Non come fanno le banche-struzzo.