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I Pir e l’asimmetria informativa
Articolo di Vincenzo Imperatore su Il Roma
I prodotti finanziari, ne abbiamo parlato tante volte, possono essere molto complessi. A volte questa complessità è ragionevole. Ad esempio può essere un sistema per ridurre o diversificare i rischi insiti negli investimenti: si investe in uno strumento più strutturato che contiene al suo interno tanti differenti sottoprodotti di investimento semplici con l’obiettivo di ridurre il rischio. Per certi versi, è come applicare la sana regola di buon senso per cui “non si mettono tutte le uova nello stesso paniere”. Spesso, però, le ragioni sono più opache. Sembra quasi (e succede) che siano prodotti costruiti in modo tale che solo chi li ha ideati ne conosca veramente le insidie: in pratica non si sa né dove né come si sta investendo, forse neanche se sia un investimento speculativo o meno.OMISSIONI STRATEGICHE. Questa ambiguità è possibile perché in tutte le operazioni finanziarie esiste un tema importante che viene chiamato “asimmetria informativa”: in pratica le informazioni sull’operazione che è oggetto di finanziamento non sono conosciute allo stesso modo da parte di tutti gli attori in gioco. Una delle prime lezioni ricevute in banca da un mio ex capo (oggi indagato dalla procura di Firenze) riguardava proprio il “come” realizzare l’asimmetria informativa in maniera subdola e “formalmente” pulita. Questo top manager ripeteva spesso che «in banca non si dicono bugie ma non bisogna dire tutto». In altri termini, utilizzare l’omissione come strumento per non far capire tutto ai clienti.OFFERTA MASSICCIA DI PIR. È quanto sta avvenendo negli ultimi tempi nella maggior parte delle istituzioni finanziarie (banche, reti di promotori finanziari, compagnie di assicurazioni, eccetera) laddove si sta offrendo (eufemismo) in maniera massiccia e determinata al pubblico dei risparmiatori il prodotto del momento. Negli ultimi mesi, infatti, non si fa altro che parlare di Piani individuali di risparmio, meglio conosciuti con l’acronimo Pir. I Pir nascono come contenitori fiscali all’interno dei quali i risparmiatori possono collocare qualsiasi tipologia di strumento finanziario (come azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni) nel rispetto di alcuni requisiti. L’obiettivo dei Pir è quello di indirizzare i risparmi delle famiglie verso l’economia reale italiana, offrendo in cambio un’importante agevolazione fiscale per chi investe.
Con i Pir, infatti, i risparmiatori del nostro Paese potranno investire su prodotti bancari come azioni e obbligazioni senza che le rendite vengano tassate. L’investimento è di medio termine, cinque anni, e deve essere intrapreso con una quota minima di 500 euro fino a un massimo di 30 mila anno all’anno. Un altro beneficio che comporta la sottoscrizione dei Pir prevede l’esclusione dalla tassa di successione in caso di cedimento mortis causa.POCHI VINCOLI. Uno dei pochi “vincoli” per poter usufruire di questi vantaggi finanziari è di scegliere di investire principalmente sul mercato italiano: il 70% dei Pir, infatti, deve riguardare piccole o medie aziende nostrane, oppure europee ma con sede in Italia. Il restante 30% dell’investimento deve essere direzionato verso imprese non inserite nell’indice Ftse Mib di Borsa italiana. Riguardo infine il soggetto che può usufruire e richiedere il nuovo strumento finanziario, questo può essere acquistato soltanto da persone fisiche: divieto d’accesso per persone giuridiche o aziende. Fin qui nessuna bugia, nel rispetto del contenuto della famosa lezione. Ma vediamo se nel frattempo c’è stata qualche omissione.IL NODO TEMPORALE. Innanzitutto è stato detto al cliente quale è l’orizzonte temporale effettivo per ottenere l’esenzione fiscale? La normativa prevede infatti che il periodo minimo di cinque anni decorra da ogni versamento fatto durante la vita del Pir. In pratica, i rendimenti prodotti da un somma investita nel 2017 potranno godere del beneficio fiscale soltanto nel 2022, quelli prodotti da un versamento nel 2018 nel 2023, e così via.
In secondo luogo, sono stati comunicati al cliente gli effettivi costi associati a questo tipo di prodotto che potrebbero erodere, in tutto o in parte, il vantaggio che deriva dalla detassazione dei profitti del Pir? Il consiglio principale da dare ai risparmiatori è quello di leggere attentamente il regolamento del fondo e di non farsi influenzare troppo facilmente dalla scritta “Pir”. La speranza è che le case di gestione possano applicare le stesse commissioni dei fondi normali anche ai fondi Pir.STRUMENTI MOLTO VOLATILI. In terzo luogo, è stato comunicato al cliente che trattasi di strumenti molto volatili e poco liquidi per cui occorre essere predisposti a variazioni di prezzo continue e soprattutto essere consapevoli della non facile smobilizzazione in caso di necessità? Last but not least, il cliente è stato messo al corrente del fatto che questi prodotti non offrono diversificazione geografica dell’investimento, esponendo di fatto i vostri risparmi ai rischi del sistema Italia che, nel periodo 2008-15, ha registrato il costo di circa 15 mila Pmi?