By: gestione
I benefit hanno dato alla testa ai manager bancari
Vacanze, televisori, diamanti: così il sistema incentivante è degenerato. Dando vita a deliri di onnipotenza.
I benefit e i sistemi incentivanti rappresentano, se utilizzati in maniera etica, l’essenza degli strumenti a disposizione delle aziende per amplificare le motivazioni delle risorse umane, ma ancor di più dei manager.
Non li condanno, anzi. Ma appunto se sono etici.
Perché altrimenti rappresentano un vero e proprio tumore che produce metastasi in tempi brevissimi.
UNA CONVINZIONE MACHIAVELLICA. Sono stato il primo, nella mia precedente vita, a beneficiare di tali privilegi. E più riscuotevo, più mi allineavo nella convinzione, molto machiavellica, che l’azienda faceva stare bene me e la mia famiglia.
E più producevo premi, più facevo proseliti perché anche le truppe percepivano, seppur in misura ridotta, gli effetti della distribuzione dei pani e dei pesci.
Non dobbiamo dimenticare che gli effetti del sistema incentivante e dei benefit ufficiali potevano incidere fino a incrementare del 40% la retribuzione ordinaria e ciò modificava antropologicamente la figura del bancario facendolo diventare un assatanato venditore alla ricerca dell’ultimo premio.
Tutto ciò fino al 2010 quando iniziò la ‘spending review’.
AUTO, IPAD E POLIZZE AZIENDALI. Ma facciamo un passo indietro, ritorniamo ai primi anni del nuovo secolo e vediamo quali erano i benefit ufficiali di un manager bancario, per poi passare a quelli non ufficiali.
Iniziamo ad analizzare i benefit base per i manager del middle e top management: auto aziendale (utilizzata da tutti anche durante i weekend, e quindi non solo per fini aziendali); scooter aziendale laddove il manager (come il sottoscritto) governava un’area la cui sede era collocata in una città ad alta intensità di traffico e quindi per raggiungere le varie filiali era necessario accorciare il tempo di percorrenza; due giornali quotidiani; telefono cellulare aziendale senza limitazione di spesa; tablet iPad; una polizza sanitaria che copriva tutti i malanni (o pseudo tali) e le relative terapie.
I benefit ufficiali: vacanze, televisori e diamanti
A questi aggiungiamo i premi e i benefit ufficiali che un manager riceveva per effetto del sistema incentivante delle prestazioni, qualora riusciva a performare secondo le indicazioni aziendali e a raggiungere tutti gli obiettivi assegnatigli: una erogazione in danaro che arrivava fino a 30 mila euro annui; la partecipazione a una convention-vacanza di cinque giorni, unitamente a un familiare, in una località di prestigio con cena finale a cui venivano invitati artisti internazionali del calibro di James Blunt; un televisore 40 pollici hd più sistema audio dolby surround; un trattamento di una giornata, unitamente a un familiare, in una Spa di alto livello con servizio navetta (da e per la propria residenza) comprensivo di chauffeur; un braccialetto modello ‘tennis’ tempestato di diamanti di Damiani; tre diamanti solitari.
ANCHE I PIÙ ETICI CEDONO. Che ne dite? È sufficiente per mobilitare le energie psico-fisiche anche del cavallo di Vittorio Emanuele II in piazza Bovio a Napoli? È sufficiente per mettere in discussione anche il più integralista assertore del management etico?
Ma chi pagava tutto questo? Semplice. Sempre il cliente, che essendo obbligato a comprare tutta la spazzatura raccontata su queste colonne produceva un Roe del 20% che permetteva di spesare tutti questi sprechi.
E poi ci sono quei benefit e piccoli (o grandi) privilegi di cui mai nessuno parla perché rasentano, seppur subdolamente, i reati di concussione e corruzione.
REGALI AL LIMITE DELLA CORRUZIONE. Si tratta di quei benefici che intaccano il reddito reale in quanto determinano sicuramente minori spese.
Ci riferiamo a tutta quella regalistica-omaggistica di cui beneficia il manager di banca allorquando chiede a un suo cliente (quasi sempre ‘affidato’, la cui condizione psicologica è sicuramente down) una cortesia relativamente al settore di attività in cui lo stesso opera.
Quanti ne ho visti approfittare della debolezza psicologica del cliente. E in maniera subdola anche i top manager che, nel segreto delle loro stanze, per il solo fatto di far accomodare il cliente da loro, hanno spesso utilizzato i manager di rete come ‘apripista’ per non esporsi direttamente.
I favori dei clienti: ristrutturazioni, viaggi e vestiti
E quindi il viaggio si prenota nella agenzia di viaggi di un cliente, l’auto si ripara nell’autofficina del cliente, la casa si ristruttura servendosi della azienda edile cliente, la moglie del manager rinnova il suo guardaroba nella boutique del cliente, e via dicendo.
E tutti, dico tutti (dai top manager a quelli di rete), benché la carta di integrità dica il contrario, recitano al momento del pagamento la classica pantomima di chiedere il prezzo («e allora quanto pago?») già sapendo di mettere in difficoltà psicologica il cliente che, preoccupandosi di qualche azione di ritorsione o quantomeno per captatio benevolentiae, risponde: «Dottore non si preoccupi, non fa niente: è una attenzione che facciamo a chi ci permette di sopravvivere».
UN SOTTILE GIOCO PSICOLOGICO. Una, massimo due insistenze e poi un grazie e via.
Ben consapevoli che niente e nessuno potrà comprare la benevolenza di una ‘macchina’ che esprime il famoso rating, che ormai nessun manager di banca può incidere in maniera determinante su ciò che la ‘macchina’ esprime.
Ma il cliente è sempre convinto che l’uomo può governare la macchina se vuole, e su questa presunzione il bancario gioca una carta sporca (rassicurando con il silenzio) per interessi personali.
Tutti lo facevano. Anche i più insospettabili.
I deliri di onnipotenza dei manager, pagati coi soldi della banca
I top manager avevano poi talvolta dei deliri di onnipotenza che ho visto con i miei occhi.
Si perché ho visto con i miei occhi un top manager comprare con i soldi della banca (e quindi del cliente) non i classici giornali economici o quotidiani di rilievo, ma riviste per la moglie tipo Sorrisi e Canzoni oppure fascicoli di enciclopedie per i figli.
AUTISTI H24. Ho visto un top manager invitare i camerieri di un servizio di catering (pagato con i soldi della banca, e quindi del cliente) per le convention aziendali a trasportare quanto non si era consumato a casa sua.
Ho visto un top manager pretendere il servizio di auto aziendale (pagato con i soldi della banca, e quindi del cliente) con autista 24 ore su 24, facendolo rimanere fermo anche durante la notte sotto al suo palazzo, perché «i familiari potevano averne bisogno».
Ho visto un top manager, al rientro a Roma da una convention a Rodi (Grecia), non gradire il servizio navetta per Napoli per la promiscuità con gli altri comuni mortali e noleggiare (con i soldi della banca, e quindi del cliente) una citycar (auto di cilindrata maggiore non erano disponibili) che fece andare a 200 km/h salvo lasciarla con il motore fuso a destinazione.
SORVEGLIANZA PERSONALE. Ho visto un top manager, con la psicosi del furto presso il suo appartamento, pretendere che il servizio di video conferenze della Telecom, durante il periodo delle sue ferie, inquadrasse, in posizione di standby, il balcone di casa, per permettere a un commesso della banca, cui si pagava straordinari per circa 16 ore al giorno, di controllarlo costantemente.
Inutile dirvi chi pagava.