By: gestione
Creare denaro dal nulla? È reato e va perseguito
Tratto da Lettera 43
Ho sempre avuto qualche diffidenza nello scrivere sul tema della creazione della moneta bancaria perché sono convinto che le rivoluzioni e i cambiamenti partano dal basso e temi del genere, troppo complessi, non interessino la massa dei cittadini vessati e truffati.
Fino a quando non incontro Giuseppe Quarta, ispettore capo della polizia di Stato.
Ma il paradosso risiede nella sceneggiatura, non nell’attore.
IL NODO DELLA CONTABILITÀ. Non meravigliamoci del fatto che la denuncia della ennesima situazione di illegalità sia partita da un ispettore capo della polizia (libero dal servizio e non nell’esercizio delle sue funzioni), ma piuttosto sorprendiamoci di fronte allo studio che ha permesso a Quarta di mettere in luce alcuni (altri) aspetti bui dell’attività bancaria.
Aspetti che delineano situazioni, secondo lui, di illegalità ben nascosti dalla stessa contabilità legittimata dagli organi di Vigilanza e dalla Banca d’Italia.
La premessa sta nella subdola ‘confusione’ creata ad hoc dalla Casta bancaria, che continua a considerare le circolari di Bankitalia come norma dello Stato legittimando gli istituti di credito a fare cose che non potrebbero e accecare chi con loro si interfaccia.
La legge deve essere progettata e scritta da un organo legislatore, e Bankitalia non lo è.
LA DENUNCIA DI QUARTA. La denuncia è frutto di studi interdisciplinari che vedono al centro del caso il famoso studio di Werner, stimato docente dell’Università di Southampton, titolato Banking and Law: The Lawfulness of Banking (2016), con cui Quarta ancora collabora per portare a termine il nobile progetto di continuare a svelare i piccoli trucchetti di cui le banche si servono per eludere la legge.
Secondo Quarta, «se il processo è lo strumento con il quale si accertano le responsabilità individuali […] allora la magistratura ha l’obbligo istituzionale di perseguire i responsabili del degrado bancario». E Giuseppe ha denunciato il caso alla procura del suo distretto.
Il caso di denuncia è forse più complicato a scriversi che a capirsi.
L’unica banca che può stampare moneta è la Bce
Partiamo da una premessa: la sola banca preposta a stampare, quindi immettere nuova moneta legale nel circuito economico, è la Bce.
Il trattato unico bancario specifica infatti che gli istituti sono autorizzati al solo esercizio del credito, ossia al prestito e alla raccolta. Prestito di denaro già esistente, non creazione di mezzi monetari.
La realtà dei fatti però risulta essere ben diversa.
Nel momento in cui la banca riceve denaro dai depositanti, denaro che dovrebbe essere utilizzato per svolgere l’attività di prestito, questo viene automaticamente investito in attività speculative. Quindi l’istituto non ha realmente denaro per svolgere una delle sue funzioni fondamentali.
SITUAZIONE PATRIMONIALE FALSA. Dove sussiste il problema? I prestiti vengono erogati lo stesso. Come? Attraverso movimenti contabili, senza che nessun euro sia realmente disponibile per essere prestato.
L’illecito, che secondo Quarta dovrebbe essere perseguito penalmente, risiede nella contabilizzazione.
La banca contabilizza l’uscita di denaro in seguito all’erogazione di un prestito in modo tale da far risultare che i fondi derivano dalla raccolta.
In questo modo si delinea una situazione economica e patrimoniale falsa, perché il denaro prestato viene creato dal nulla. Le banche prestano denaro che non hanno.
Nel caso di specie il falso in bilancio può essere penalmente perseguito. Già altre banche, soprattutto nei Paesi anglosassoni, sono state condannate per bancarotta fraudolenta, come la Barclays, quando ha creato capitale dal nulla e la Banca di Stoccolma fallita nel 1966 seguita dalla condanna dei dirigenti.
GLI ESTREMI DI REATO. Il fatto ancora più grave di tutta questa situazione è che si omette di contabilizzare nell’attivo la creazione di questo nuovo denaro.
Ipotizziamo che un cliente chieda alla banca la concessione di un mutuo per una cifra di 1.000 euro.
Nel momento della sottoscrizione del contratto (fase 1) la banca contabilizza il prestito come un credito, e quindi come una risorsa.
Successivamente la banca deve realmente disporre al cliente la somma di 1.000 euro (fase 2) e quindi deve contabilizzare una passività. Nella realtà la banca contabilizza l’uscita di denaro come utilizzo di un deposito di pari importo di altro risparmiatore.
Nessuno può confermare il contrario. La banca ha semplicemente riclassificato l’obbligazione facendo risultare che i 1.000 euro che ora sta prestando siano precedentemente entrati. Ma quei soldi sono stati impiegati per attività speculative (acquisto asset finanziari). Questo è falso in bilancio.
La banca presta denaro che non esiste
Ciò che la banca fa risultare come deposito, e quindi come liquidità disponibile, in realtà è debito.
Ciò che la banca sta prestando è denaro che non esiste. La creazione di credito è un meccanismo vietato nella pratica bancaria. Il problema è che le banche sanno come nascondere questa pratica. Tutto ciò con gravi conseguenze per i cittadini.
L’ANALISI DI UN MUTUO. Troppo spesso, infatti, per il continuo reiterarsi di pratiche del genere, i governi e le banche centrali sono costretti ad avviare azoni di salvataggio degli istituti di credito che non sono più in grado di restituire i soldi ai depositanti.
Con l’entrata in vigore del bail in, in realtà, a riempire i buchi saranno le tasche dei cittadini e dei correntisti ignari, ingenui e disinformati.
La Bce in questa situazione sembra una fabbrica di moneta, attivando continue linee di credito a singole banche a corto di liquidità reale e attraverso la loro continua capitalizzazione, mettendo in circolo il denaro che gli istituti hanno già speso.
Il lavoro di Quarta parte proprio da questo punto. Le indagini vertono inizialmente sull’analisi di un mutuo.
LE INDAGINI DI TRANI. Attraverso una semplice ma dettagliata perizia rilasciata da un professionista, è stata formalizzata un’articolata denuncia basata su fatti reali, sorretta dalle precedenti indagini della Procura di Trani e dimostrata dalle ricerche empiriche dello studio di Werner.
La magistratura investita di tale incarico si troverà a indagare non solo sul singolo illecito penale commesso a danno di Quarta stesso, ma anche sui meccanismi contabili che tutte le banche utilizzano per violare la legge.
«Il vero problema oggi è che il sistema bancario è fuori controllo, ma non solo. È fuori controllo anche tutta l’ostentata ignoranza e indifferenza mostrata dai media col silenzio assordante su questo problema e il mancato controllo delle autorità»: così Werner conclude la prefazione del suo prossimo libro in uscita, che descrive nel dettaglio la sua teoria, qui accennata.
LE LEGGI CI SONO. Sono ancora troppo pochi gli economisti che si “convertono alla parola” abbandonando la via del silenzio su questi aspetti.
Il popolo, i piccoli risparmiatori, ancora una volta devono farsi carico di denunciare a gran voce ciò che viene sistematicamente nascosto.
Attenzione a non credere a una mancanza di tutele legislative.
Il problema è che le leggi, anche contabili, non vengono rispettate. Però esistono.
Vi è un insieme di regole scritte per tutelare la trasparenza e imputare le giuste responsabilità a chi non le rispetta.
Solo denunciando si può trasformare un fuorilegge in vittima delle sue stesse azioni.