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Contro la malafinanza le norme non bastano: servono controlli
La direttiva Mifid2 è una buona notizia, ma da sola non basta. È necessario che la Consob, che finora ha dimostrato lacune e inefficienze, si doti di una struttura all’altezza.
Articolo di Vincenzo Imperatore su Lettera43
La mia nuova auto, marca Peugeot, viaggia pigramente in direzione profondo Sud. In autostrada sono prudente: non amo la velocità perché preferisco pensare. Alla radio, il notiziario annuncia l’ennesimo scandalo legato alle banche. Guarda un po’ che novità. Il caldo torrido mi fa capire che è estate piena, anche se solo per il calendario. Perché purtroppo, invece, per i risparmiatori italiani, a quanto pare la tempesta continua. E tutti i guai che ho denunciato nei miei libri precedenti e in questa rubrica non sono affatto acqua passata. Anzi. Cos’è cambiato dall’autunno 2014, l’anno di Io so e dell’inizio della mia collaborazione con Lettera43.it? Nulla. L’imbroglio continua. Gli scandali anche. L’emergenza non è mai finita. Da ogni parte d’Italia continuo a ricevere telefonate, lamentele, allarmi. A volte disperati. Cittadini alle prese con le banche, che si sono rispecchiati nelle storie che ho raccontato, svelano nuove trame che li riguardano da vicino. Segnalazioni e denunce di truffe si aggiungono ai sospetti di irregolarità.
UNA NUOVA BANCA È POSSIBILE? Spaventati, quindi, più sospettosi, ma non sufficientemente informati né avveduti in questioni di finanza (nessuno gliel’ha mai insegnato), gli italiani ora sono preoccupati e impauriti, e quindi un po’ più reattivi. La cronaca ha sicuramente aiutato tanto lo sviluppo di questa diffidenza, visto che negli ultimi due anni il sistema bancario non ha sicuramente risparmiato i cattivi esempi. Le banche non hanno imparato nulla dai loro errori. I casi clamorosi di cattiva gestione del passato hanno prodotto tanto rumore mediatico ma poche soluzioni di fatto. I controlli di legge, che avrebbero dovuto impedire i reati, sono inefficaci o addirittura assenti. Il denaro continua a essere prestato a chi non dà garanzia di restituirlo: basta che il ricevente abbia buoni amici o che sappia come ricambiare i favori. Mi domando: ma una nuova banca è davvero possibile? E una finanza più etica è solo un sogno?
Poi leggi che dal 3 gennaio 2018 entrerà in vigore la normativa Mifid2, quella direttiva europea che dovrebbe promettere più trasparenza, tutela del risparmio e competitività. E sembra paradossale pensare che per sconfiggere la malafinanza ci sia bisogno di un aggiornamento della direttiva precedente (Mifid1) che, per quanto completa e precisa, non è riuscita a disciplinare il comportamento non etico di banchieri (e bancari). Una delle maggiori novità riguarda l’introduzione di una norma che finalmente conferisce alle varie autorità di vigilanza il potere di vietare o limitare la distribuzione di taluni prodotti finanziari. «In particolare», recita il dispositivo, «tali autorità potranno valutare il merito dei prodotti offerti e potranno vietare su base temporanea la loro commercializzazione e lo svolgimento di qualunque altra attività qualora ritengano che essi possano compromettere la stabilità e l’integrità dei mercati, l’ordinato svolgimento delle negoziazioni e gli interessi degli investitori». Finalmente. Se uno strumento legislativo del genere fosse stato presente già da qualche anno, è probabile che ci saremmo risparmiati un bel po’ di danni.
LE RESPONSABILITÀ DELLA CONSOB. Ma il problema non è la norma che, ripetiamo, anche se non così restrittiva comunque già esisteva. Il vero problema riguarda la “qualità“ di chi deve fare questi controlli. È necessario quindi che la Consob, che finora ha dimostrato lacune e inefficienze, si doti di una struttura capace di fare valutazioni nel merito a salvaguardia degli interessi degli investitori. Valutazioni preventive però affinché gli intermediari finanziari evitino la commercializzazione di prodotti che rischino l’attivazione di questo enorme potere conferito alla Consob. Sarà fatto? Al momento non possiamo che salutare l’introduzione in Italia di una norma del genere, anche se siamo perfettamente consapevoli che tutto dipenderà dal modo in cui verrà applicata da parte delle autorità di vigilanza. Sembra che questa volta la Comunità Europea abbia fatto centro, “abbia cacciato le unghie” per usare l’espressione del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che, durante i 10 minuti di audizione davanti alla Commissione antimafia, si era espresso in questi termini: «Loro, questi signori, hanno la sensazione certa di poterla fare franca… Essi avvertono che da processi come quelli di Catanzaro, o quello di Bari, di Lecce, o di altre sedi, vengono assolti e che poi, tornando, non ci troviamo pronti a riceverli come si converrebbe. Siamo senza unghie, ecco…». Ora occorre graffiare.