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“Acquiaiolo, l’acqua è fresca? Più della neve!”
Articolo di Vincenzo Imperatore su Il Roma
Questo tipico proverbio napoletano invita a non chiedere direttamente al mercante se la sua merce è buona. Lo si invita a nozze perché la sua risposta sottolineerà che è di primissima scelta. Un saggio motto che mette in risalto un aspetto: chi si aspetta in risposta una verità spassionata deve porre la domanda a qualcuno che non sia direttamente coinvolto nella questione. Altrimenti, se ne va del suo buon nome o del lavoro che svolge, chi risponde lo fa in difesa dei suoi interessi. Nulla di nuovo! Dopo il fallimento (tale è la liquidazione coatta amministrativa della banche) di Bpvi e Veneto Banca si ripropone il problema della inefficienza e del formalismo dei controlli delle autorità di vigilanza; quei controlli che servono solo a pulire la coscienza di chi è responsabile della vigilanza. È dal 2004, con gli accordi definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, che esiste un Meccanismo di vigilanza unico che prevede l’applicazione di una metodologia e una tempistica comuni a tutte le banche significative dell’area dell’euro. Un’analisi dei rischi, condotta regolarmente, cui le banche sono esposte nel loro business per prevenire momenti di crisi e avere piani di risoluzione se questi dovessero verificarsi. Certo, verrebbe da chiedersi però come le varie crisi degli ultimi anni abbiano potuto aver luogo se erano in atto controlli così analitici…
Secondo il Meccanismo di vigilanza unico (Mvu) i sopralluoghi vengono effettuati dalla Bce e dalle autorità nazionali competenti, ovvero gli enti cui spetta la vigilanza in materia di credito e di tutela del risparmio ma che non interferiscono nella politica monetaria come il Cicr (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio), il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia. Uno dei loro strumenti principali è lo Srep (Supervisory review and evaluation process). Attraverso questo strumento, ogni anno (e ripeto ogni anno) si analizza il profilo di tutte le banche dell’area euro secondo quattro parametri: Modello imprenditoriale, “cosa fanno le banche?”, Governance, “sono bravi quelli che governano e amministrano le banche?”; Rischio di capitale, “quanto capitale proprio hanno le banche per assorbire eventuali perdite?”; Rischio di liquidità “quanta liquidità immediata hanno le banche nel caso in cui i titolari di depositi decidessero di ritirare somme molto più cospicue del solito?”.
Sulla base di queste analisi, l’autorità di vigilanza invia una lettera a ciascuna banca in cui si specificano, semmai l’esame evidenzi dei livelli inferiori ai minimi, le misure che dovrà attuare l’anno seguente, compreso un cambio di governance o un aumento di capitale di sicurezza. E qui ci viene in aiuto l’acquafrescaio! Sapete quelle analisi su cosa si basano? Sulle indicazioni fornite dalla banca vigilata! L’Italia è il Paese delle “carte a posto”. L’ipernormazione non agevola ma serve solo a individuare le responsabilità una volta che il caso è scoppiato.
Ma mi chiedo: una volta che hai individuato il buco, hai licenziato l’amministratore delegato che ha avallato il bilancio della banca, chi risarcisce i risparmiatori danneggiati? Occorrono regole di controllo più semplici e piu professionalità.